Il caldo è torrido, nella sala d’aspetto.
La sala d’aspetto è piena di signore anziane, pardon, di vecchie, che tengono addosso il loro cappotto, nonostante il caldo sia torrido.
Dietro il banco dell’accettazione siedono una ragazza giovane ed un grassone con i capelli rossi. Mi rivolgo a lui; e lui comincia a prenotarmi un secondo appuntamento - ma io ho già il mio! Quando glielo faccio notare, mi dice con tono sgarbatamente cortese di rivolgermi alla sua collega. La quale è molto, molto lenta, ed ha creato una coda di vecchie con il cappotto piuttosto lunga. Il mio anticipo, però, è provvidenziale. Non potrebbe essere altrimenti, all’ospedale S. Camillo. Provvidenziale. L’appuntamento è alle 10:30, e sono appena le 10:20. 25. Arriva il mio turno; molto rapidamente, mi trovo seduto sulle sedie rigide della sala. Sono tutti molto sgarbati: il grassone, gli sguardi delle vecchie, gli infermieri annoiati. 10:30. Il mio turno. Nessuno mi chiama. Passano i minuti. Osservo insistentemente i quadri delle Madonne, le riviste dell’ordine delle sorelle di S. Camillo, il Cristo alle spalle della ragazza e del grassone. Gesù Cristo; dovrò pagare 40 euro di ticket, inseguo il loro ritardo (perché mai fissare appuntamenti precisi?), e la loro religiosità passa tutta attraverso i loro modi sgarbati. Sgarbati. Non saprei come altrimenti definirli. Credete anche all’inferno, buoni cristiani?
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