giovedì 29 dicembre 2011

martedì 20 dicembre 2011

È Natale e a Natale si può fare di più (alias Taaac: scatta il business).

Ci lascia sgomenti apprendere che il consueto capolavoro di Natale, “Vacanze di Natale a Cortina”, denigra il nostro Monte Bondone, facendolo apparire come orrenda meta per poveracci. Per gente che alla crisi “c’è rimasta sotto”. È la vittoria del démodé: a Cortina ci andava Guido Nicheli nel 1983, accompagnato dall’Ivana, mettendoci 2 ore, 54 minuti e 27 secondi da Milano. Sole, whiskey e sei in pole position. Taaac.

Voto al capolavoro cinematografico: 2; insostenibile. Voto a Guido Nicheli: 8; appropriato.


La proposta, avanzata dalla Lega Nord, di referendum per decidere il destino delle Comunità di Valle ha superato il giudizio dell’apposita commissione valutatrice. Se la Lega riuscirà a raccogliere abbastanza firme, dunque, si voterà per decidere l’abrogazione delle Comunità. Costo dell’operazione, circa 2 milioni di euro. Pare che secondo il Vaticano non si tratterebbe di aborto, ma di omicidio delle lattanti in stile felino.

Voto alle Comunità di Valle: 5; inconsistenti. Voto alla Lega Nord: 2; infanticidi.


Ruby Rubacuori è ora mamma. Speriamo che sia femmina. E che non si dica «figlia di».

Voto alla figlia di Ruby: 6; d’incoraggiamento (ce n’è bisogno). Voto allo zio di Ruby: 4; latitante.


Libera Chiesa in libero business. Già che Isa, finanziaria della Curia, possegga grandi quote del Fondo Progressio Investimenti 2, la dice lunga: evidentemente, il denaro nobilita. Il fatto, poi, che questo fondo punti ad acquisire Orocash, catena specializzata nella fuligginosa compravendita di oro e gioielli, restituisce alla Chiesa un’immagine medievale e vagamente rivoltante: l’immagine di una pancia vorace che, mentre predica solidarietà e astinenza, non esita a sfruttare, nel modo meno nobile, il momento difficile della povera gente. Siccome, però, gli italiani ostinati non rinunciano ad andare al ristorante (come diceva Berlusconi), né ad ambiziose vacanze, PI2 fa di necessità virtù. E memore probabilmente di una vecchia pubblicità nella quale l’alternativa era “ahi ahi ahi ahi ahi”, prova a prendersi pure l’Alpitur. Gesù Bambino versus Babbo Natale, 1 a 0.

Voto a Isa: 1; inappellabile.


Scavicchi ma non apra. Cristiano Doni, arrestato all’alba di ieri nell’ambito della penosa inchiesta sull’ennesimo scandalo delle scommesse calcistiche truccate, ha provato a raggiungere il garage di casa sua in mutande per fuggire. Il look ideale per non dare nell’occhio. Animale, scendi dalla pianta!

Voto a Cristiano Doni: 3; avido. E fesso.

venerdì 25 novembre 2011

Chi l'avrebbe mai detto?

In principio fu Pomigliano. Il patto scellerato tra l’amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, ed i segretari di CISL e UIL, Bonanni e Angeletti, è stato spacciato, qualche mese fa, come una svolta epocale in senso positivo. Alcuni illuminati, come l’allora Ministro del Welfare Sacconi, salutarono l’accordo capestro con entusiasmo: «oggi il Paese è più moderno», diceva il ministro; «il Lingotto non può che riconoscere che vi sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un contesto di pace sociale».

La pace sociale, sì. “Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra”, cantava Pietrangeli quand’era ancora in sé.

E la guerra, con i bastoni contro i cannoni, aveva provato a farla la Fiom, abbandonata, irrisa e provocata sull’unità sindacale.

Il fatto è che l’accordo, di per sé (dal mio punto di vista) penalizzante e molto vincolante per i lavoratori (che sono gli operai dei 1000 euro al mese, in questo caso, e non i manager che fanno i democratici mettendo il maglioncino al posto della giacca), metteva contestualmente i sindacati in una posizione di inferiorità, rispetto al padrone, ancora superiore (se possibile) rispetto alla precedente. E creava un pericoloso precedente.

Detto, fatto. Sergio Marchionne, coccolato dal potere, dai cosiddetti tecnocrati (M.M. compreso) e dal suo maglioncino, dopo aver annunciato l’uscita del gruppo dalla Confindustria, ha fatto sapere che FIAT, dietro il consueto e vomitevole scudo della «competitività ed efficienza», dal primo gennaio del 2012 procederà alla disdetta degli accordi sindacali e dei contratti collettivi.

La disdetta è di una gravità inaudita: l’Italia operaia dell’immediato dopoguerra avrebbe affrontato il padrone sul ring, e probabilmente gliele avrebbe pure suonate. Oggi, invece assistiamo allo spettacolo malinconico di operai frustrati, terrorizzati e sotto scacco, che neppure riescono a ritrovare un’anima nella coesione di categoria; e a quello triste di due sigle sindacali (CISL e UIL) che non sono capaci di dire “scusateci, siamo proprio stati coglioni”.

Marchionne, maglioncino o no, non va in catena di montaggio. Il suo lavoro, all’interno di una dialettica desueta ma efficacissima, di templare dell’economia capitalistica assume un senso solo attraverso il lavoro, nobile, delle migliaia di operai dei quali non nutre alcun rispetto. Se l’Italia, oggi, ha bisogno di misure che la sappiano portare fuori dalla crisi sistemica del capitalismo cocainizzato, ha pure la necessità (ancora più stringente) di ritrovarsi: di ritrovare coscienza di sé e di classe. Coscienza della forza e ineluttabilità dei lavoratori.

giovedì 17 novembre 2011

Appunti di viaggio.

6 ottobre, 20.08

Il gessato grossolano, il gel sui capelli, viso piccolo veneziano da topo, occhi sfuggenti, naso tondeggiante con narici larghe, modi spicci, senso di rivalsa (emancipazione da). Non è mai stato con i barconi nelle zone inesplorate. Si deve rifare di infanzia solitaria passata all’ombra di qualche fontana con la nonna e gli altri bambini che lo lasciavano lì. Incattivito: accomodante eppure meschino, dovesse occorrere.


6 ottobre, 20.08 (bis)

Incontro in aeroporto. Lei Cagliari, lui Venezia. Qui da un amico (lui). Pantaloni corti e scarpe tipo Prada, gambe nude molto abbronzate nessun pelo. Testa veneziana con capelli un po’ radi sopra le tempie, occhi chiari piccoli, collo tirato in su all’indietro, parlantina veloce e accento forte, tante parole tutte insieme per riempire gli spazi mentre lo sguardo va in giro: mi state guardando? Vedete cosa faccio? Vedete cosa so fare? Lei lavora in banca ma della crisi ha capito poco. L’avete causata voi, sai? Ci ridono sopra. Proprio divertente. Finirà nel 2015: lui lo sa bene. Si corteggiano sulle poltroncine. Discoteca. Lui da bambino sguardo ottuso, bravo bambino che non si rende bene conto e si lamenta se qualcosa non va secondo le. Muove la testa come un gallo, lei la sua grande occasione mano tra i capelli folti li butta indietro dissimula imbarazzo non sa cosa fare per la sua grande occasione 34 anni, non li dimostri, invece sì, 40 anni età giusta 33. Testa da galletto, avanti e indietro; abbandona la valigia e ogni tanto torna lì. Sulle sue gambette nude glabre arcuate. Cavallerizzo. Si lamentava in laguna.


8 ottobre, 11.12

Leggere il giornale è un piacere adulto.

Quando il ragazzino lo fa, si sente nel mondo dei grandi.


13 ottobre, 1.05

Tornerete quando noi avremo fatto un paese migliore di questo, e lo farete con la stessa arroganza con cui ve ne siete andati. in polemica palese con l’ingiustizia del lavoro, mai con la vostra incapacità di fare i conti con voi stessi. Tornerete e pontificherete. Allora io proprio non vi ascolterò.

giovedì 20 ottobre 2011

Negli occhi del dittatore morto, il riflesso della caducità; più nessuna arroganza, più nessuna follia: solo esilità e stupore. Anche la belva diventa umana quando il suo sguardo spira.

mercoledì 19 ottobre 2011

Welfare a salve.

Grande attenzione mediatica è stata rivolta al soldato israeliano liberato da Hamas in cambio di numerosi detenuti palestinesi ospitati dalle carceri d’Israele. Ieri sera (18/10) il TG2 faceva notare che molti dei primi 500 arabi liberati sono terroristi ergastolani, perché hanno partecipato ad attentati contro Israele; mentre non menzionava la provenienza degli altri detenuti, né il numero di donne. A parte questo, ho una domanda, trita ma resa di nuovo attuale dallo sguardo smarrito dell’ostaggio liberato: è civile, in senso lato, uno stato che obbliga i Gilad Shalit, spesso soldati non certo per vocazione, a 3 anni di leva? In altri termini: uno stato simile garantisce il welfare state dei propri cittadini? Non so se prima della prigionia il soldato Shalit fosse psicologicamente stabile (le foto di repertorio aiutano poco): ma adesso fa paura. Pare un autistico che è stato picchiato.

martedì 18 ottobre 2011

Manichini #2.

Scarpe rosse sportive, Scarpa. Quando il freddo (pure in ufficio) chiama, Luca risponde. L'ex capo: «Vai ad arrampicare, con quelle scarpe?». Commento salace. No, se non voglio ammazzarmi.
Giacca rossa antivento, morbidamente fasciante le reni; storici pantaloni neri FVR, ormai grigio scuro, con tasche laterali; felpa con cappuccio. L'altro collega: «Vestito sportivo, oggi, eh?».

Sì.

Bravi a notarlo, direi.

Vestito sportivo. E determinato a non prendere lezioni di moda da Jocelyn (chi altro si mette, contemporaneamente, i pantaloni gialli e i mocassini turchese?) e dal manichino della Standa (ve ne sono talmente tanti, negli uffici, che ci si domanda come possano ancora lavorare).

sabato 15 ottobre 2011

l'Uomo di Latta.

Il Grande Capo ha trasportato, nel bagagliaio del suo potentissimo SUV, e scaricato davanti all'azienda i pezzi dell’Uomo di Latta. L’operaio L. ha poi messo insieme questi pezzi, permettendo all’Uomo di Latta di sollevarsi in piedi e muovere d’intorno le sue braccia di latta a imbuto ed i suoi grandi occhi blu di filtro della caffettiera e led.
La qualità della mia vita lavorativa è aumentata di quel non-so-che.

mercoledì 21 settembre 2011

I libici! Scappa, Marty!

Non mette la parola fine proprio a nulla, ma la sentenza depositata dal giudice Protopisani sulle responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti per la strage di Ustica è comunque un bel passo avanti. Perché respinge le ipotesi bombarole (sospetto depistaggio per scagionare, tanto per cambiare, gli U.S.A.) e indirizza piuttosto lo sguardo verso responsabilità (dei militari statunitensi o francesi) e complicità (dei militari italiani e dei membri del governo di allora, in primis Formica e Cossiga).

Scrive il Corriere del Mezzogiorno: «Il Tribunale, ricostruendo i fatti accaduti la sera del 27 giugno 1980, ha ritenuti responsabili i ministeri per non avere garantito la sicurezza del volo civile della compagnia aerea Itavia, ma anche per l'occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti».

Il DC-9 l’ha abbattuto un missile. Il solito irresponsabile war game ha causato ottantuno morti. E il governo democristiano di Cossiga ha sepolto tutto sotto l’ombra di timori reverenziali e, peggio, accordi scellerati.

Questa non è la parola fine. Ma almeno è una parola.


A proposito di parole: “auspicare” è un verbo transitivo: “si auspica vivamente che”, non “ci si auspica vivamente che”. Sbaglia quindi il pur ottimo avvocato Osnato (che evidentemente non è un linguista: ma un brav’uomo probabilmente sì).

martedì 30 agosto 2011

Il contributo di Confalonieri.

Mentre il fedele Confalonieri suona il piano a Dro e si dice pronto a pagare il contributo di solidarietà, i suoi amici canterini gli tolgono il pensiero ed eliminano il contributo stesso dalla manovra.

Il governo pensa anche a ridurre i tagli agli enti locali, ma pure ad far sparire, in prospettiva, le Province (per via costituzionale). Altra buona notizia per il Trentino: anche i vantaggi fiscali per le cooperative saranno ridotti.

Non ci saranno modifiche dell’Iva, ma in compenso saranno ritoccate nuovamente le pensioni (servizio di leva e anni di università non verranno più conteggiati).

Altro che reintrodurre la tassa di successione: suonate e cantate.

Che si tratti forse solo di un’astuta mossa per far rientrare lo sciopero dei calciatori?

venerdì 19 agosto 2011


Grazie, Felipe.

No. No. No.
Già vendere Ramirez in questo momento è una puttanata da "Istruzioni pratiche per gestire una squadra di calcio".

Ma venderlo alla Fiorentina - cazzo, alla Fiorentina!

Così si finisce quando i dirigenti di una squadra vogliono solo fare cassa e si lasciano comandare da procuratori farabutti.

Certo che anche tu, Gastone: l'anno prossimo vedrai come si sta bene in serie B.

sabato 23 luglio 2011

Povera Norvegia. Com'è veder devastare il sogno ad occhi aperti di una società civile?

Ha ragione Adriano Sofri: la Norvegia è un paese fatto di solidarietà, di gente che sa vivere nella natura con savio rispetto; un popolo sobrio, di poliziotti disarmati e di governanti che resistono all'aggressività capitalista.

La Norvegia è un paese che oggi è colpito al cuore dal male della violenza. Della destra, come sempre.
Le bombe e i proiettili sono quelli di un pazzo fascista: e non del "terrorismo islamico", sempre colpevole a prescindere (come accadeva, negli anni '70, alla sinistra, sempre primo colpevole delle vili nefandezze dei terrorismo nero).

«La violenza non ci deve terrorizzare», ha detto Jens Stoltenberg, che è il primo ministro norvegese, laburista. Ha ragione.
Non bisogna avere paura, ma alzare i propri occhi mortali.
«Non ci toglieranno il nostro modo di vivere»: parole sagge, parole sante.
Non ce lo faremo togliere, ma anzi, lo perseguiremo con costanza.

giovedì 14 luglio 2011

Buon viaggio, mia piccola bella...
E scrivimi presto; io lo farò.

martedì 12 luglio 2011

Il disegno di legge sul biotestamento ha passato arrogantemente le porte della Camera, e se ne va verso il Senato.

La legge vieta «ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio, considerando l'attività medica e quella di assistenza alle persone esclusivamente finalizzate alla tutela della vita».

La legge prevede che il malato possa dichiarare quali trattamenti desidera ricevere, ma che non possa escludere quelli cui non vuole essere sottoposto.

La legge stabilisce che il medico non sia vincolato a quanto scritto nel biotestamento.

La legge prevede, insomma, la rincorsa cieca a quello che gli invasati reazionari chiamano "diritto alla vita". Certo: il diritto a una vita di dolore, profondo e lancinante, per chi si ammala e per chi gli è vicino. Il diritto all'umiliazione. Il diritto alla disperazione.


Voi, voi che in nome del vostro bieco cattolicesimo oscurantista e violento pensate di poter disporre, in vece di un dio che tenete nel portafogli, della vita e del dolore altrui: voi meritate quel dolore: avete guadagnato sul campo il diritto alla sofferenza atroce, lunga, pestilenziale; il diritto a scivolare con strazio nel baratro, trascinando con voi chi vi è legato.

Siete disgustosi.


venerdì 8 luglio 2011

Non so ancora se il Bologna comprerà Diamanti, ma una cosa è certa: a lavorare al caldo si diventa pazzi.

lunedì 20 giugno 2011

Sarà la malinconia del rientro, dopo il sole di Lisbona ed un matrimonio come quello di sabato.

Sarà la piccola tensione con te, che ha reso tutto ancora più malinconico e a tratti dolente.

Sarà l'aver ricevuto, oggi, la conferma di una trasferta di lavoro che probabilmente mi impedirà di partecipare alla chiusura del circolo, e a qualche altra cosa con te.

Ma mi manca il fiato, adesso, e l'ansia mi stringe lo stomaco. Non so se sono fatto per lavorare così. E non so se ci sono alternative.

mercoledì 15 giugno 2011

Storie di ordinaria follia #2.

Riporto, cercando di mantenerle nell’opportuno anonimato, due storie che mi sono state recentemente raccontate.

La prima è la vicenda di E., impiegata in un call center della Vodafone. Non esattamente la realizzazione di un sogno, per una che ha fatto il liceo classico ed si è poi laureata. Se non altro, però, la gavetta rende: dopo anni passati con la cuffia in testa, E. ottiene infatti una promozione e inizia a coordinare un team di lavoro. Capita per caso che, assunto da poco il nuovo ruolo, è indetto uno sciopero. E., come molti altri, aderisce, convinta che le sue condizioni di lavoro possano e debbano migliorare. Detto, fatto: i suoi capi le spiegano che, scioperando (ovvero esercitando un proprio diritto e rinunciando, per questo, alla miseria dello stipendio giornaliero) li ha “molto delusi”, e la rimandano a rispondere alle telefonate.

La seconda è la storia di S., che è sposata ed ha un bimba piccola. Suo marito lavora in un centro di ricerca. La ricerca che fa lei, invece, è di lavoro: per tornarci, al lavoro, dopo la gravidanza. Durante un colloquio, le viene proposto di firmare un contratto e, contestualmente, la lettera di licenziamento. Giusto per alleggerire un po’ la burocrazia, quando decideranno di cacciarla via (magari al prossimo bimbo). Lei accetta, prima di tutto perché ha bisogno di lavorare, e poi perché sa che, se non l’avesse fatto lei, sarebbe toccato al prossimo della lista: chiudere gli occhi e firmare.

Queste sono due storie di donne. Di giovani laureate. Di lavoro non giusto. Di scarsa soddisfazione. Di ricatti. Di mobbing preventivo. Di frustrazione. Di umiliazione. Di dignità violata.

E. ha il dovere, non solo il diritto, di lottare contro padroni fuorilegge. S. ha il dovere, non solo il diritto, di denunciare una pratica che, oltre che disgustosa, è illegale.

Chi lavora per i nuovi padroni, in un clima nel quale le lotte sindacali sembrano cancellate in un colpo, ha una grande responsabilità. La responsabilità di alzare la testa e guardare alla volgarità di questo male con sguardo severo; di essere intransigente nel rispetto di se stesso.

lunedì 13 giugno 2011

Prenderla con filosofia.

Tra Pokemon bianco e Pokemon nero, o tra Pokemon nero e Pokemon bianco?

martedì 7 giugno 2011

Applausi solo per cortesia.

Mentre Dellai applaude Bauman «solo per cortesia», registriamo quattro eventi.

Il magazzino Aiazzone di Pognano (BG) viene preso d’assalto dai creditori. Ossia dai comunissimi clienti: truffati da una società che ha dichiarato fallimento, ma che prima aveva incassato allegramente caparre e anticipi per mobili mai consegnati. Gli ex clienti (ma anche gli ex dipendenti) hanno forzato i lucchetti del magazzino e prelevato «parte del maltolto». Beccandosi, ovviamente, una denuncia penale. Provare per credere.

Chissà cosa pensa il galeotto Renato Semeraro, artefice finale del fallimento di Aiazzone, della visione mercificata delle relazioni interpersonali e degli impegni a lunga scadenza nella società post-moderna.

Un applauso (dalla parte opposta delle sbarre) a Renato Semeraro, e un applauso (divertito, ma non senza stigma) alla Banda del Buco.

Paolo Mazzalai è diventato il nuovo presidente della sezione trentina di Confindustria. Già vicepresidente della stessa, è un ingegnere di sessant’anni, dirigente di una società (la SWS Engineering) di ingegneria. Professore associato di Ingegneria applicata all’Università di Padova. La sua formazione non lascia spazio a equivoci. Fino a qualche mese, Mazzalai è stato anche presidente di Trentino Sviluppo. Non sarà Giorgia Palmas, quindi, ma non si può dire che non conosca il territorio. Bisognerà capire se questo sia un bene o un male.

Chissà se l’ingegnere la pensa come Zygmunt sulle scelte etiche individuali.

Un applauso (di incoraggiamento) a Mazzalai.

Il roveretano Davide Zomer, portiere del Südtirol, ha steso con una spallata l’attaccante ravennate Lapadula, che si era “inciampato” (?) su di lui al 95′. Risultato: rigore, 2-1 per il Ravenna e Südtirol (fino a quel momento salvo) retrocesso. Ora Zomer, autore (da che mi ricordo) di una buona stagione, è «quel soggetto che», colto da «un autentico raptus di follia», «ci ha fatto retrocedere», secondo le parole di mister Pellegrino (fattosi cacciare al minuto 80 per proteste, ndr.).

Chissà se l’ex (ormai) portiere altoatesino, prima del colpo del ko, stesse pensando alla frenesia della vita liquida del consumatore.

Un applauso (circospetto) a Zomer; un applauso (ingrato) al Südtirol.

Shaquille O’Neal ha dato l’addio al basket (per lo meno a quello giocato). Come ricordava un amico: quanto ci hai fatto godere quando sbagliavi i liberi, facevi uno sfondamento o prendevi un tecnico; quanto ci facevi godere, quando ti piazzavi in mezzo all’area e fermarti era possibile solo con l’Hack-the-Shaq.

Chissà se Shaquille pensa che la Società sia consumata come la suola delle sue Reebok.

Un applauso (affettuoso) a Shaq.

[http://questoblog.com/2011/06/07/applausi-solo-per-cortesia/]

martedì 31 maggio 2011

Le ultime parole famose: "no comment".

Venerdì 27 maggio, alle 14.01, Luca scrive:

«Gentile Elena,

in fase di rinnovo della polizza assicurativa del mio motociclo, targato DH 42554, le scrivo per chiederle le ragioni del non trascurabile aumento del costo della polizza stessa.

Cordiali saluti»


Lunedì 30 maggio, alle 10.06, Elena (Allianz Lloyd Adriatico assicurazioni) scrive:

« non ho parole........ c'e' stato un aumento di tariffa................ elena»


Lunedì 30 maggio, alle 10.57, Luca scrive:

«Grazie dell'informazione.

Credevo, evidentemente a torto, che le vostre politiche di trasparenza prevedessero una differente comunicazione degli aumenti di tariffa (non parlerei, in questo caso, di un adeguamento). Apprendo invece, non senza stupore, che per voi si tratta di un automatismo.

Mi auguro che tale meccanismo automatico non abbia cadenza annuale: altrimenti sarò io a restare senza parole.

Oltre che senza soldi.

Cordiali saluti»


Lunedì 30 maggio, alle 11.57, Elena (Allianz Lloyd Adriatico assicurazioni) scrive:

«no comment.................elena»


Martedì 31 maggio, alle 9.51, Luca scrive:

«Gentile Sig. ***,

Le inoltro in calce, per conoscenza, uno scambio di e-mail che ho avuto con la Sig. ***, sua dipendente.

Come potrà constatare, ad una domanda lecita e garbata, ho ricevuto una risposta che desta per lo meno perplessità.

Dal momento che non ho grado di parentela, né intrattengo con essa rapporti d'amicizia o informali, ritengo che lo sprezzante sarcasmo utilizzato dalla Signora non si addica a una relazione tra il fornitore di un servizio e un utente dello stesso. Di più: credo che la posizione lavorativa della Signora richieda, se non professionalità, quantomeno educazione.

Con la speranza di una Sua adeguata risposta, Le porgo cordiali saluti»


Martedì 31 maggio, alle 9.58, il Sig. *** scrive:

«Stamattina La Sig.ra Elena non è presente in ufficio ,nel pomeriggio Le parlerò per capire il motivo del tono della email, in effetti non molto adeguato.

Cordiali saluti»


Martedì 31 maggio, alle 12.36, il Sig. *** scrive:

«Buongiorno,

ho parlato con la Sig.ra Elena che ha evidentemente espresso male il suo pensiero e si scusa per questo.Ed in effetti conoscendo la persona ero rimasto interdetto.

La compagnia ha deciso di aumentare le tariffe rca delle moto ,a causa dell'incremento dei sinistri nel settore .Noi come agenzia purtroppo subiamo le tariffe decise dalla direzione.

La definizione " non ho parole " era intesa come una scusa del'incremento e non ad una negazione delle spiegazioni.

Abbiamo verificato anche la possibilita' di modificare il contratto ma senza migliorare la cosa.

Se ha la possibilità di venire in agenzia le illustreremo le varie possibilità e la Sig.ra le chiarirà ulteriormente il suo corretto pensiero.

Cordiali saluti»

venerdì 20 maggio 2011

Similitudini e uguaglianze.

Beppe Grillo è uguale ad una merda di 120 chilogrammi.


Oppure: Beppe Grillo è uguale a Berlusconi, ma mangia cibo peggiore.


Oppure: Beppe Grillo è come Adinolfi, ma non sa giocare a poker.


Oppure: Beppe Grillo è uguale a De Michelis, ma vent’anni dopo.


Oppure: Beppe Grillo è uguale a Vanna Marchi.

martedì 17 maggio 2011

Cazzate in libertà #2

«Il centrodestra vincerà anche queste elezioni e avremo non soltanto la possibilità di portare il buon governo, ma anche di confermare la solidità della maggioranza e di dare un sostegno all'azione del governo.»

(Silvio Berlusconi, 4 maggio 2011)


«È impensabile che Milano non sia governata da noi. Siamo l’unica forza moderata: come possono i moderati dare un voto a questa sinistra radicale dei Vendola e dei Pisapia fiancheggiata dai centri sociali e dai violenti?»

(Silvio Berlusconi, 15 maggio 2011)


Ci sarà il ballottaggio, e sarà quel che sarà.

Ma, nel frattempo, vederli perdere la tracotanza, l’arroganza, la spocchia - vedere i loro volti: lividi, tirati: con un filo di paura, una volta tanto. Ecco, vedere questo, con tutto ciò che è passato, mi mette il buonumore.

giovedì 12 maggio 2011

Cazzate in libertà.

A Milano, Letizia Brichetto Arnaboldi, sposata Moratti, è il candidato sindaco del centrodestra. È l’espressione del berlusconismo (quasi) della prima ora: prima presidente della Rai, poi ministro, quindi sindaco di una città simbolo de “l’Italia che va”, quella del “nuovo miracolo italiano”.

Una fedelissima di Berlusconi. Anche nei modi: nel 2007 ha licenziato alcuni dirigenti comunali per assegnare una sessantina di incarichi esterni a persone legate a vario titolo (ex sindaci, candidati,...) al partito del suo Capo o al suo staff personale, ed è stata per questo condannata dalla Corte dei Conti ad un risarcimento al Comune, sebbene le accuse di abuso di ufficio siano state archiviate, perché non è provato che il suo “sistema” avvantaggiasse qualcuno dal punto di vista patrimoniale. Illecito non penale, ma amministrativo sì, quindi. Quanto all’avvantaggiare, recentemente il sindaco ha varato un Piano di Governo del Territorio grazie al quale Gabriele Moratti (figlio di chi?) ha potuto acquistare un immobile ad uso industriale per farlo poi diventare lussuosa residenza.


Ebbene, a Milano Letizia Brichetto Arnaboldi, sposata Moratti, candidata di Berlusconi al ruolo di sindaco per il secondo mandato, durante un faccia a faccia all’americana su Sky, ha accusato il suo avversario, Giuliano Pisapia, di essere stato riconosciuto “colpevole dalla Corte di Assise del furto di un veicolo utilizzato poi per un sequestro e il pestaggio di un giovane”. E l’ha fatto sfruttando, come insegna il capo, la negazione del diritto di replica, potendo essere (da regolamento ‘americano’) l’ultima ad avere la parola. La sposata Moratti ha pure detto che il suo avversario ha beneficiato di un’amnistia.

Ovviamente la storia è una bufala: Pisapia è stato, al tempo, assolto in appello, come spiega la sentenza (http://www.pisapiaxmilano.com/wp-content/uploads/2011/05/Dossier-sentenza-primo-e-secondo-grado.pdf).


“L'amnistia non è assenza di responsabilità”, ha detto il sindaco; mentre la prescrizione, probabilmente, sì.

“La mia è stata una valutazione politica che voleva mettere in evidenza come Pisapia abbia una storia diversa dalla mia”, dice la candidata di Berlusconi. Di Berlusconi: uno che la “storia diversa” ce l’ha davvero.

Proprio questo è il succo: assistere alla scena nella quale una mummia di cera, manovrata con i fili, accusa di essere un “fuorilegge” uno che rispetto al suo capo è Candy Candy, è rivoltante, oltre che grottesco. E davvero ipocrita.

mercoledì 30 marzo 2011

...lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Vi richiameremo appena possibile. Grazie.

Suona un telefono, e a me torna in mente la segreteria telefonica: la voce di mio padre che recita «Risponde la segreteria telefonica... siamo momentaneamente assenti...».

E quel "Grazie" finale. Deciso.

Mi torna in mente la sua voce registrata; è il ricordo di un bambino e così provo una profonda, melanconica tenerezza.

mercoledì 23 marzo 2011

Il governo italiano ha una politica estera talmente confusa che lunedì ha rischiato di bombardare il Kosovo.

martedì 15 marzo 2011

Duke Nukem

«“Tutto ciò che si riteneva impensabile, in qualche giorno è avvenuto”, ha detto il tedesco Öttinger [commissario europeo all'Energia, ndr.] alla radio nazionale, secondo il quale la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore, rifiutandosi di escludere chiusure di impianti se necessario. “Se prendiamo la cosa sul serio e diciamo che l'incidente ha cambiato il mondo - ed è in discussione il modo in cui noi, come società industriale, abbiamo guardato alla sicurezza e alla gestibilità”, ha detto Öttinger, “allora non possiamo escludere nulla”».

(www.corriere.it, 14.03.2011)


«Per l'agenzia di sicurezza nucleare francese l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima deve essere classificato al quinto o addirittura al sesto grado della scala Ines degli incidenti nucleari. Secondo questa misura, Chernobyl è al settimo livello, che indica un disastro nucleare. "Noi consideriamo che debba essere almeno ad un livello 5 e probabilmente a quello 6. Siamo oltre il livello dell'incidente di Three Mile Island, senza raggiungere Chernobyl". Ma sia il governo giapponese che l'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, provano a rassicurare la nazione e il mondo: il portavoce del governo Yukio Edano ha definito bassa la probabilità di una grossa fuga radioattiva pericolosa per la popolazione. Il ministro per la strategia nazionale, Koishiro Genba, ha escluso la possibilità di un disastro grave come quello del 1986. James Lyons, direttore del dipartimento per la sicurezza delle installazioni nucleari dell'Aiea, aggiunge che per ora l'agenzia non ha alcuna "indicazione riguardo a una possibile fusione di combustibile" nei reattori di Fukushima. Ma gli Usa hanno allontanato dall'area una portaerei dopo aver accertato livelli di radiazioni anormali a 160 km dalla costa».

(www.repubblica.it, 14.03.2011)


«Sullo stop al nucleare accelera invece Berlino. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato che chiuderanno subito gli impianti nucleari tedeschi più vecchi, e cioè i due siti che si trovano in Assia e nel Baden-Wuettemberg e che attualmente sono rimasti aperti solo in seguito alla decisione di prolungare la vita di tutte le centrali. Non solo. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha riferito che la decisione del governo di Berlino, assunta lo scorso settembre, di prolungare mediamente di 12 anni la vita delle vecchie centrali atomiche, potrebbe ora essere rivista».

(www.corriere.it, 14.03.2011)


«“Sul nucleare la posizione resta quella che è, non si può cambiare ogni volta”. Lo sottolinea il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto interpellato sul nucleare dopo il terremoto che ha sconvolto il Giappone. "La posizione resta quella che è -ribadisce- anche perché per altro verso noi abbiamo problemi non da poco se guardiamo al mondo che ci circonda in modo più ristretto"».

(Adnkronos, 12.03.2011)


Ora: sul fatto che Cicchitto abbia problemi non da poco, direi che non c’è alcun dubbio.

Tuttavia: dopo il disastro che sta avvenendo in Giappone; dopo la presa di coscienza (ridicola: serve la catastrofe per ragionare?) della Merkel; dopo la presa di coscienza (da Topolino) di Cicchitto; dopo che Svizzera, Stati Uniti, Austria, India, Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Belgio si interrogano sulla sicurezza delle centrali; dopo tutto questo, stamane illuminante puntata di Omnibus sul nucleare.

Brillante l’intervento dell’esperto Matteo Salvini, consigliere comunale leghista a Milano. Salvini ha spiegato a me e agli altri babbei che pure lo stavano ad ascoltare che le energie rinnovabili sono una puttanata e che non ci sono alternative al petrolio, al gas e al nucleare. Perciò, in due parole, assodato il futuro esaurimento delle fonti fossili, il nucleare è l’unica soluzione per smettere di comprare energia dall’estero. Quando gli fanno notare che il suo collega Zaia si rifiuta di avere centrali in Veneto, lui propone un assioma, a suffragare il suo stringente pensiero: Veneto e Lombardia non vogliono il nucleare perché sono autosufficienti dal punto di vista energetico. Ora, l’energia dall’estero non è acquistata per le utenze private, ma per quelle industriali. Salvini, rispondimi: dove cazzo sono le industrie, in Molise?

Prezioso anche il contributo di Rocco Buttiglione. La sua equazione non fa una piega: poiché in passato è morta un sacco di gente nelle centrali idroelettriche, la pericolosità di queste ultime e quella delle centrali nucleari sono paragonabili. È il solito argomento forte. Un sacco di fumatori muoiono per tumori ai polmoni: passate all’eroina.

Domanda personale. Perché nei dibattiti non c’è mai qualcuno che abbia il coraggio e la responsabilità di guardare i Salvini e Buttiglione di turno e di dirgli “ma piantala di dire cazzate, ottusa faccia di merda”?

Quello che sta succedendo però è molto significativo. Cicchitto parla così per una semplice ragione, di carta filigranata. La questione economica intorno al nucleare è troppo grossa per affrontare responsabilmente i numerosi punti critici: l’ammortamento, i rendimenti, la sicurezza, i tempi di installazione, le scorie (problema principale). Non sono mai stato, per motivi strettamente scientifici, un promotore tout-court delle energie rinnovabili in quanto tali: qualcosa funziona, qualcosa no, e non tutto ciò che riguarda il rinnovabile è veramente sostenibile. Ma non vedo motivi, oggi, se non il profitto, per non puntare su quello che funziona. Guardo quelle facce da cazzo blaterare baggianate in televisione e penso: come potete muovervi seguendo solo le logiche del vostro schifoso denaro?

mercoledì 16 febbraio 2011

So veramente fare questo?

martedì 15 febbraio 2011

Chilogrammo.

La perdita di massa de Le Grand K è poetica: nonostante l'isolamento, nonostante le tre chiavi, nonostante l'ambizione di stabilità, l'ideale è violato - anche ciò che è fissato muta. Impercettibilmente, muta.

La mia lista per il bingo bunga.

Auster, Paul - Leviatano

Beckett, Samuel - Malone muore

Bellow, Saul - Herzog

Böll, Heinrich - Opinioni di un clown

Brautigan, Richard - Una donna senza fortuna

Bukowski, Charles - Shakespeare non l'ha mai fatto

Buzzati, Dino - Il deserto dei tartari

Charyn, Jerome - Il naso di Pinocchio

Faulkner, William - L'urlo e il furore

Fitzgerald, Francis Scott - Il grande Gatsby

Hemingway, Ernest - Isole nella corrente

Landolfi, Tommaso - La pietra lunare

Lee, Harper - Il buio oltre la siepe

London, Jack - Martin Eden

Miller, Henry - Tropico del cancro

Moravia, Alberto - Gli indifferenti

Musil, Robert - I turbamenti del giovane Törless

Pasolini, Pier Paolo - Petrolio

Pavese, Cesare - La luna e i falò

Pennac, Daniel - Il paradiso degli orchi

Queneau, Raymond - Pierrot amico mio

Roth, Joseph - La cripta dei cappuccini

Saramago, Josè - La caverna

Steinbeck, John - Furore

Vonnegut, Kurt - Mattatoio n. 5


e inoltre:


Céline, Luis Ferdinand - Viaggio al termine della notte

Dostoevskij, Fedor - L'idiota

Fante, John - Full of life

Joyce, James - Ulisse

Sartre, Jean Paul - Il muro