venerdì 21 dicembre 2007

E sempre alegri bisogna stare

Il Manifesto - un manifesto, appunto. Una dichiarazione culturale: d'intenti, di prospettive. Di qualità della vita, o meglio, di ricerca di una certa qualità, per tutti. (pensiero di Piazza Duomo, forse sussurrato da Frank Zappa)

Che stordimento. Darò la colpa alla birra che, tra pochi istanti, mi scolerò (sul lavoro, naturalmente; travail oblige).
In fin dei conti, ho solo le mani screpolate. E ruvide lo sono sempre state. Legate; imbavagliate. Non so mai dove metterle, e così le parcheggio nelle tasche, o le stringo una nell'altra. Faccio sì che l'una carezzi l'altra con la scabrosità dei suoi (rossi) polpastrelli; l'altra freme, ma si ricompone subito, con un contegno tutto suo.
Brucio con un fiammifero: parto dalla testa.

A s-proposito: il proposito dell'agenda va a puttane, davanti all'ineluttabilità dei fatti. Ora ho un'agenda, pardon, un block notes, tutto nuovo e tutto nero, e non l'ho comprato io. Ma poco importa, in fin dei conti. Anzi, ne sono felice.
Grazie, Rachele.

«E sempre alegri bisogna stare
ché il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam...»

1 commento:

Anonimo ha detto...

spera et persevera donec transeat nox..la vita è attesa. Di Luce?Forse,ma nel mentre le uniche cose che riconosciamo come reali sono quelle che abbiamo lasciato dietro di noi:gioie e dolori.
Leyla