giovedì 25 ottobre 2007

I modi dei nodi - Time table (Banks/Collins/Gabriel/Hackett/Rutherford)

Alla sera i nodi vengono al pettine.

Una settimana è passata. Un mese, quasi. Cammino o striscio, con gli occhi fissi. In mezzo alle risate, alle pozzanghere e ai fazzoletti. Cammino o striscio: saltello, più che altro, sulle mani. Noblesse oblige.

(Troppe volte zero, baby, non vuol dire uno.)

Gli alberi cominciano a perdere i capelli. (Non è solo la terra ad essere pesante da portare.) Si staccano ed oscillano, salgono un poco e poi cadono in picchiata, brillando inumiditi ai raggi del sole. Si raccolgono a terra, in mucchi o piccoli gruppi, in (dolce) attesa di una spazzolata di vento.

Che mattinata veneziana. Dov’è l’Harry’s bar? Voglio innamorarmi di un canale.
E andiamo a Genova con i suoi svincoli micidiali
O a Milano con i suoi sarti ed i suoi giornali (i suoi terrori settentrionali?)
O a Venezia che sogna e si bagna sui suoi canali
O a Bologna, a Bologna coi suoi orchestrali.

Se non avessi il gesso, potrei tagliare la corda. Pardon, saltare.
Penso alle strade di Padova, ai suoi portici, a zone che conosco bene, ad altre che non ho visto, che non vedrò, dove magari ora c’è Giulia. Boh. Io sono a Trento e vorrei andare a Bologna. O a Venezia, vista la mattina. Quando piove, a Venezia, che succede?

Faccio a pugni con te,
poi ti vengo a cercare.
Benedico e ringrazio
e maledico il mondo, com'è.
E mi domando perché
ti dovrei chiamare?
Tutte le volte che passi
e ti fermi lontano, lontano da me.
Sarà come sarà,
se sarà vero.
Sarà come sarà.
Sarà che mi dirai “vai avanti”
e poi nasconderai
la fine del sentiero, però
ti leggo nel pensiero.
Le mie chiavi di casa
puoi tenertele tu.
Per trovarmi una stanza
ed un pezzo di pane,
non mi servono più.
Sarà che mi vedrai tremare
durante il temporale
ed alzare la testa e bestemmiare
quando torna il sole.
Sarà come sarà,
se sarà vero.
Sarà come sarà.
Sarà che inciamperò da qualche parte
e poi ripartirò, da zero, però
ti leggo nel pensiero.
Chiedimi perdono per come sono
perché è così che mi hai voluto tu!
Prendimi per il collo, prendimi per mano
che non mi trovo più...
Torno a casa la notte
e non mi lasciano entrare.
E nemmeno ci provo a chiamarti per nome,
e nemmeno ci provo a bussare.
Ma tu davvero sai prendere il miele
e trasformarlo in pane?
Davvero sai pescare un uomo
caduto nel mare?
Sarà come sarà,
se sarà vero.
Sarà come sarà
e mi vedrai davvero.
Poco prima dell'alba,
quando il buio è più nero, però
ti leggo nel pensiero.
Ti leggo nel pensiero.

(“Ti leggo nel pensiero”)

Alla sera i modi vengono al pettine.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando piove a Venezia non si distingue più dove inizia e finisce l'acqua, ed è ancora più malinconica e decadente (ma dei canali, oh, dei canali ci si può innamorare eccome).
Bologna invece diventa solo bagnata, fredda e piena di pozzanghere, e non è un granchè.
In generale, direi che è assolutamente meglio visitarle entrambe con il sole.
Sì, assolutamente.

Unknown ha detto...

Venezia è spettacolo. Venezia si fa vedere solo come vuole lei. Ma la pioggia la rende umana, ti permette di scoprire quanto morta sia in realtà...
Conosci i ricordi che mi legano a quella città.
Quando smette lo spettacolo continua. Se ti accontenti di vedere quel che vuole farti vedere.