Sono come un neonato sopra un aeroplano.
Domanda: si può scrivere una specie di copione? Sono un po’ in difficoltà, ultimamente. I miei dialoghi sono un po’ stantii. Faccio decisamente meno fatica a leggere le mie parole.
Secondo me i giapponesi non portano i baffi. Portano i baffi?
Ora potrei dire, con voce bassa e pacata: «I giapponesi non hanno baffi, baby». Sarebbe perfetto.
Scriverei per me i miei dialoghi; lasciando spazio all’improvvisazione degli altri attori/autori, però, la faccenda si farebbe complicata. Dovrei, perciò, dedicarmi a sontuosi monologhi, ovvero costruire brevi frasi adatte a più domande, e quindi a più risposte.
«C’è stato un altro attentato in Pakistan, stamattina».
«È solo un mare della luna, baby».
«Sei sporco qui» (sfiorando con l’indice una piega della bocca)
«È solo un mare della luna, baby».
«La prossima estate, vacanze in Tunisia!».
«È solo un mare della luna, baby».
«Non riesco a capire come tu possa startene lì seduto, su quella poltrona, senza fare niente!».
«È solo un mare della luna, baby».
«Sono davvero in crisi».
«È solo un mare della luna, baby». (il Mare Crisium, accidenti)
Sarebbe molto comodo. Molto comodo. Sarebbe perfetto.
Spero di ritrovare le parole nel mio baule, perché così non si fa.
(Apro il baule; ha un piccolo sbuffo di polvere, quasi un colpo di tosse. Ci sono alcune stoffe, di colori caldi. Spostandole, sento il prurito arrivare fin dentro il naso. Faccio una smorfia per spaventarlo.
Saranno sotto questi stracci rossi e gialli, le parole?
Starnutisco e poi ci guardo.)
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