venerdì 23 novembre 2007

Bene

«Bene,
se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia,
sono tuoi.
Ma è inutile cercarmi sotto il tavolo,
ormai non ci sto più.
Ho preso qualche treno, qualche nave
o qualche sogno, qualche tempo fa.
Ricordo che giocavo coi tuoi occhi
nella stanza e ti chiamavo "mia"
ben oltre la coperta ad uncinetto
c'era il soffio della tua pazzia,
e allora la tua faccia vietnamita
ricordava tutto quel che ho.
E adesso puoi richiuderti nel bagno
a commentare le mie poesie,
però stai attenta a tendermi la mano
perché il braccio non lo voglio più,
mia madre è sempre lì che si nasconde
dietro i muri e non si trova mai
e i fiori nella vasca sono tutto quel resta
e quel che manca,
tutto quel che hai,
e puoi chiamarmi ancora "amore mio".
E qualche volta aspettami sul ponte,
i miei amici sono tutti là,
con lunghe sciarpe nere ed occhi chiari,
hanno scelto la semplicità.
Se Luigi si sporge verso l'acqua
sono solo fatti suoi. E ancora mille volte,
mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai,
per quel sorriso ladro e per i giochi,
i mille giochi che sapevi già.
E ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata,
che ti piaci come sei.
Però non mi confondere con niente
e con nessuno e vedrai, niente,
nessuno, ti confonderà,
nemmeno l'innocenza nei miei occhi,
ce n'è già meno di ieri, ma che male c'è.
Le navi di Pierino erano carta di giornale,
eppure, guarda: sono andate via,
magari dove tu volevi andare
ed io non ti ho portato mai.
E puoi chiamarmi ancora "amore mio".»

("Francesco De Gregori", 1974)

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