Il primo incontro con il Giappone è tragico. Il viaggio verso Sapporo, infatti, si dimostra infernale.
Matteo ed io lasciamo l’ostello a Berlino alle 7.30, per essere in aeroporto in tempo per la mia partenza, alle 10.10. Strana sensazione, il saluto è commovente per entrambi: anche se siamo stati un anno senza quasi vederci e lui tra un mese tornerà.
Arrivo a Francoforte e vengo imbarcato sul volo per Tokyo, previsto per le 13.50; ma l’Airbus A380 ha problemi con il sistema elettrico e non parte. Un gigante ferito e ostinato. Solo alle 17.00 decidono di predisporre un altro velivolo, sul quale ci imbarcano alle 19.00. Partiremo alle 20.00.
Di conseguenza arrivo a Tokyo alle 13.15, ora locale (le 6.15 in Italia). Passo una tonnellata di controlli doganali e di sicurezza (come negli Stati Uniti: paranoia comune alle potenze industriali) e riesco finalmente a entrare nell’area destinata ai trasferimenti interni. Chiedo informazioni circa il desk Lufthansa e vengo dirottato sul banco check-in della ANA, la compagnia interna convenzionata coi tedeschi. Dapprima, la signorina con cui parlo, informatasi presso il loro agente, mi dice che è necessario attendere l’agente Lufthansa. Mi suggerisce di aspettare il suo arrivo. Dopo qualche minuto ci penso e su e torno al banco per chiedere di indicarmi dove sia il desk Lufthansa, per andare direttamente da loro. La signorina con cui parlo, diversa dalla precedente, mi dice che non c’è un desk Lufthansa, ma si propone di farmi il biglietto. Cosa che effettivamente fa.
Prelevo 20.000 ¥ (pari a circa 200 €) e mi reco all’ennesimo controllo di sicurezza, attraverso il quale accedo all’area di imbarco dei voli interni. A questo punto maleodoro come raramente mi è accaduto in vita mia. Chiamo il mio ospite giapponese, che purtroppo non ha letto l’e-mail di ieri (con la quale cercavo di avvertirlo del mio ritardo) e si era già informato presso la Lufthansa, la quale gli aveva comunicato che avrei preso un volo (secondo le loro previsioni) domattina. Gli dico che ho già il biglietto ANA in mano e che arriverò a Sapporo alle 20.00. Lui mi spiega che dovrò prendere il treno fino alla stazione e poi un taxi fino all’hotel. Poi mi richiama e mi propone di venirmi a prendere; mi spiega però che il suo hotel è vicino alla stazione, mentre il mio è a 20 min di macchina, e che quindi dovremo metterci d’accordo per bene per domattina (quando, ragionevolmente, dovremo partire dalla stazione).
Niente male, come inizio.
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