martedì 24 giugno 2008

Come il vento

Il palco sembra la strada sterrata che porta ad un circo di periferia, ad un ammasso di baracche. Alle spalle degli strumenti, una struttura metallica sostiene lettere luminose fatte di lampadine tonde, come quelle delle insegne di luna park abbandonati. Di lato, una grande ventola, simile ad un gong, fa da sfondo alla statua di un indiano, che richiama alla mente i distributori di sigarette di certi film on the road.
Il palco è ancora vuoto, perché il cielo è ancora illuminato dal sole che se ne va.
In sottofondo un blues; e la gente che comincia a rumoreggiare, perché è passata mezz’ora, e poi quasi un’ora, e “io domani devo andare a lavorare”.
Poi la ventola comincia lentamente a girare. Le luci si spengono; ed anche il sole ha smesso di fare luce. Attesa. Lenta. Poi il movimento, sotto le luci rosse del palco.
Ci siamo.
Signore e signori, Mr. Neil Young. Pantaloni chiari e camicia bianca. Stivali. Imbraccia l’elettrica e inizia, quasi improvvisamente, e non si ferma per venti minuti, violentando la chitarra, straziando il palco, che intanto è spazzato dalla ventola.
E poi tutti sanno che questo posto non esiste.
Un’ora, un’ora di rock, di vero rock, nell’elettricità dell’aria e di quel vento che gli scompiglia i capelli e la voce, dolente. Poi la furia si placa, anche il vento pare calmarsi, ed ecco comparire un’armonica a bocca, ed un organo. La Madre Terra. Di fianco all’indiano appaiono quadri di strade, ossa, polvere e cenere. L’ago ed il danno.
Solo l’occhio del ciclone. Torna il vento e torna l’elettrica, ed il Signor Young ondeggia sulle gambe, allunga il braccio come un capitano, alza e abbassa la chitarra come una scure. È come se si stesse sfongando; è come se si fosse sfogato. Ringrazia, se ne va.
Ritorna. All along the watchtower. Si inginocchia a terra, poi si sdraia, mentre le mani non si fermano più. È commovente e straziante — è il piacere in fondo al dolore.
Il Signor Neil Young strappa tutte le corde della chitarra, e le corde saltano via, e vanno a formare molle e antenne sopra la tastiera. Il Signor Neil Young la abbandona stremata e va via.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bisogna essere grandi artisti per fare l'amore in pubblico!

Niente proclami politici da Neyl?