mercoledì 20 febbraio 2008

Pecore e uomini dal cuore buono


Questa dev'essere la settimana "del mio mondo", non c'è che dire. Recupero e perdo oggetti, profumi e balocchi, maritozzi. Forcine. Capelli. Sensazioni. Uomini dal cuore buono. Persone, animali. La stessa cosa, a tratti.
«Era proprio tempo che ce n'andassimo. La città pareva diversa nella prima luce del mattino. L’ultima cosa di cui discorremmo, mentre aspettavamo la partenza del treno, fu l’Idaho. Eravamo tutti e tre americani. Ciascuno veniva da un posto diverso, ma avevamo qualcosa in comune — parecchie cose direi. Stavamo per commuoverci, come fanno gli americani quando viene l’ora dell’addio. Parlavamo come sciocchi di vacche e di pecore e dei grandi spazi aperti dove l’uomo è l’uomo e altre stronzate. Se fosse passata una nave invece del treno, saremmo saltati a bordo dicendo addio a tutto. Ma Collins non doveva mai più rivedere l’America, come seppi poi; e Fillmore... be’, anche a Fillmore doveva toccare la sua pena, in un modo che nessuno di noi avrebbe sospettato allora. L’America è meglio tenerla così, sempre sullo sfondo, una specie di cartolina postale a cui guardare nei momenti di debolezza. Così, tu t’immagini che sia sempre là ad attenderti, immutata, intatta, un grande spazio aperto patriottico con vacche, pecore e uomini dal cuore buono, pronti a fottersi tutto quello che vedono, uomo donna o bestia. Non esiste l’America. È un nome chi si dà a un’idea astratta.»
(H. Miller, "Tropico del cancro", trad. L. Bianciardi)
Dopo le categorie di assenza/vicinanza, quindi; dopo la mia moto: il mio elettricista.
Il mio elettricista è un uomo basso, peloso e puzzolente. Ha idee geniali ed esecuzioni talvolta macchinose.
Vive di piccole conquiste, di piccoli traguardi. Racconta, mentre siede alla mia tavola e mangia con la mia forchetta, di aver smesso di fumare. E smesso di bere vino. Ora, dice, sta cercando di smettere di bere caffè. "Cosa ti resterà?", chiedo fra me e me. Non lo domando, per non rovinare il clima da cena d’emergenza, e per non guastare il gusto del mio Albana. Poi penso che, invece, proprio le sue convinzioni, le sue piccole vittorie lo fanno andare avanti. Conquista giorno dopo giorno. Il mio elettricista è una specie di formica, e continua ad ammassare aghi secchi sulla sua Montagnola. La domanda è: la costruzione del formicaio è saggezza, o è una truffa?
«Parigi è come una puttana. Da lontano pare incantevole, non vedi l’ora di averla fra le braccia. E cinque minuti dopo ti senti vuoto, schifato di te stesso. Ti senti truffato.»
(H. Miller, "Tropico del cancro", trad. L. Bianciardi)

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