martedì 15 gennaio 2008

Sapienti distrazioni (e vittimismi)

“Clima inaccettabile”. Questo dice il capo del Governo italiano, parlando di “profondo rammarico” e “clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell'Italia”.
Il Presidente del Senato, Marini, esprime “profondo rincrescimento”, mentre quello del ministro Mussi è “rammarico sincero”.
Ah, ah, fermi, dimenticavo: Weltroni, il cavalier Veltroni. La mancata partecipazione del Papa alla cerimonia del 17 gennaio rappresenta "una sconfitta della cultura liberale e di quel principio fondamentale che è il confronto delle idee e il rispetto delle istituzioni".
A questi si accodano più o meno tutti, salvo i socialisti (non capisco bene quali; forse De Michelis stesso) e la Bonino (Pannella sta facendo la pipì).
La Cei, naturalmente, si esprime in termini di "intolleranza antidemocratica e chiusura culturale". Mi pare il commento più sensato, se non altro per la fonte (attendibile quanto insopportabile).
Berlusconi, Fini e Casini cosa ci si aspettava che dicessero? Non sono mica personaggi di “South Park”. “Desolazione dell’Università italiana” dimostrata con “l’intolleranza”, accuse di “fanatismo”, inviti ad “esami di coscienza” e a manifestare in Piazza San Pietro (speriamo che le guardie svizzere non carichino gli eventuali partecipanti).
Così, la presenza (non marginale) del Papa alla inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università “La Sapienza” di Roma è stato trattato come un fatto di (mancata) tolleranza.
Il Tg2, l’unico telegiornale serale che (per questioni d’orario) ho potuto vedere, ha assunto toni apocalittici. Scaricando sul telespettatore una gragnuola di recenti lauree honoris causa, definite insistentemente ad honorem (non mi dite che Mike è morto, no, non me lo dite), l’autore del servizio dà fondo al suo sarcasmo ricordando che per José Manuel Barroso, all’epoca Presidente della Commissione europea, non era stato battuto ciglio all’epoca del conferimento della laurea, sebbene lui fosse di destra (e pure cattolico, aggiungerei).
Appunto.
La laurea honoris causa ad un capo di stato, ad una rilevante figura europea (ed europeista), da una parte. Dall’altra, l’affidamento di un ruolo di preminenza, durante una cerimonia universitaria, ad una carica politica e religiosa.
Mi sembrano cose molto differenti. A parte il tentativo (sicuramente tollerante) di zittire i “ribelli” della Sapienza, che mi pare quantomeno di cattivo gusto (viste le “bandiere” sventolate), trovo che un certo tipo di partecipazione papale alla nostra vita universitaria non possa essere derubricata come “parlare in libertà”. Non è una laurea honoris causa, insomma, non è una lectio magistralis: è il conferimento di una autorità non lecita.
A me sembra, in sostanza, che, come spesso accade, l'attenzione venga sapientemente (che termine ironico) spostata dal centro della questione a qualcosa di più facile digestione per il grande pubblico.
La mia visione è certamente, però, partigiana. Ed anche per questo non voglio abbracciare le ironiche parole della senatrice Menapace, che si dice fiduciosa riguardo all’invito, nella prossima inaugurazione dell’anno accademico alla Pontificia Università Gregoriana, del Presidente della Repubblica italiana Napolitano. Propongo, piuttosto, di invitare un leader Schützen alla prossima apertura dell’anno accademico a Trento e Bolzano, o Alberto di Monaco a Parigi. Io farò la mia parte nel (complesso) universo del mio acquario, che ospita la mia spiritualità.

2 commenti:

GRETA ha detto...

ma forse era stato invitato in qualità di VIPS?

luca ha detto...

Beh, era stato chiamato a fare una lettura nell'occasione formalmente più importante, e sicuramente più pomposa, della vita di un ateneo; non a ricevere un riconoscimento per i suoi studi...
Dai, non giriamoci intorno, è il Papa, non un qualsiasi ex professore... in certi casi non si può astrarre, secondo me.
Il Rettore ed il Senato avrebbero potuto chiamare qualche grande scrittore, piuttosto, se proprio volevano un "VIP".
O un ex-tronista della De Filippi, cazzo!