venerdì 11 gennaio 2008

Il mio eskimo

Quando esco dalla curva, decisa, a sinistra, non sono più illuminato dai fari della macchina che giunge in lontananza. La strada è vuota, anzi, è percorsa da due telai e quattro ruote, quattro mani, due cappotti. L’asfalto è come una voragine pronta ad inghiottire tutto: i cappotti, i telai, i fari dell’auto, ogni rumore.
Sento la frequenza ed il fiato diventare più rapidi, di fianco a me; percepisco persino l’ombra che avanza, anche se è notte.
Nessuno mi parla, ma la sfida è lanciata. Mi inarco sui pedali, lascio che la bicicletta ondeggi a destra e a sinistra, sotto di me, sotto il mio peso. Mi allungo, mi spingo: sono avanti di qualche metro. Resto in apnea, come mi accade spesso — quasi ad evitare che il mio respiro, affannoso, rovini l’istante, soffi via l’eccitazione. I polpacci si induriscono, ad ogni colpo, ed immediatamente si distendono in un flusso caldo, come pistoni pieni d’olio. Ancora un giro, ancora solo uno — un altro giro dei pedali e poi il piede destro dev’essere alzato, per fare spazio alla curva sotto di lui, per non schiacciare la strada. La bicicletta si piega a destra. Poi mi strattona; si piega ancora, e se ne va,di lato, come un cavallo senza fantino. Scivola e ruota, ma non c’è fucile per questo piattello. Più che altro, c’è un corpo che striscia, scivola e ruota.
Ora ho male, ed il mio eskimo si è rotto. Certo, ho vinto la gara.

1 commento:

andre ha detto...

L'importante ovviamente era vincere! Complimenti al vincitore allora, ti aspetta lo spumante e i baci delle ragazze sul podio! Cmq per provare a fare una ricostruzione di quanto accaduto segnalo il video della 11a tappa del giro d'Italia 2007 Serravalle-Pinerolo...più o meno mi immagino una caduta del genere, solo che sei l'unico che cade rispetto al video... http://youtube.com/watch?v=PN21r3LCmls&feature=related
Spero cmq non ti sia fatto troppo male....ciaoo