21 gennaio, 16:45
Birra Maes. Molto, molto meglio la Karmeliet. Sono seduto al bar dell’aeroporto di Charleroi, in attesa di un check-in probabilmente ancora lontano. Troppo, troppo anticipo...
Così ascolto qualche disco, o più precisamente vengo annichilito da un amico fragile e dalle sue parole amare, per poi risvegliarmi tra peperoncini rossi nel sole cocente, polvere e cappelli. Sotto le stelle del Rio Grande mi figuro, complice questa comune Maes, un’avventura di quelle di Brautigan, che mai avrei pensato anni fa. Un’avventura con una ragazza castana, dai lunghi capelli castani tenuti indietro da una fascia. Una ragazza non molto alta e non troppo magra (m’è sempre piaciuto sentire un po’ di carne, un velo tenero tra le dite, le mie tozze dita da pianista).
Accidenti, violino e mandoloncello, mi sembra di essere ad una festa campestre messicana. Mi sembra di essere una festa campestre messicana.
La ragazza, dicevo. Molto ironica, al punto da farmi ridere di gusto e ammirazione. Potrebbe chiamarsi Maes, anche lei; o piuttosto avere un nome italiano. Ha capelli lunghi, castani, e una sciarpa nera, ed ha scelto la semplicità, e suona un tamburello (con gli zingari e gli svizzeri, come Sally) e mi sorride.
Un’avventura in aeroporto; e la mia immaginazione va già oltre, molto oltre.
Mi interrompono venendo a chiederti del nostro amore. “E dietro ai microfoni porteranno uno specchio... per farti più bella e pensarmi già vecchio... tu regalagli un trucco che con me non portavi e loro si stupiranno che tu non mi bastavi”... Ma io sono riuscito a cambiarti? Tu mi hai cambiato, mi hai cambiato... oddio, ora piango.
Darò la colpa alla birra, o ai controllori verdi fritti della metro di Lille.
Il cielo era già cupo, come sempre, in questa città di carbone; ma ora comincia a farsi scuro, perché il sole, dietro la tenda delle nubi, sta smettendo di illuminare le ombre cinesi della pioggia.
La sola pioggia, in effetti, è incrostata sul vetro della cafétéria.
La ragazza castana si avvicina. Finisco in fretta la birra e voliamo via.
Io?
Traffico di bidoni
Qualità
Taxi drivers
Elisa-E-Lisa
Spettacolo di arte varia
Stregati dal computer
Alberi arti
On the road (again)
17 gennaio, 6:38
Per il buio che c’è, sembra notte, non mattina. Ma non piove.
La televisione parla del Papa e della Sapienza, del Capello e di evasioni.
La mia valigia è già sui rulli, a farsi maltrattare; sono arrivato così in anticipo... Del resto, avrei potuto avere un appuntamento con la nebbia o con qualche luce abbagliante. Appuntamenti, questi, che però ho mancato, come un amante capriccioso.
La fauna dell’aeroporto è variegata. Ci sono rinoceronti che sonnecchiano senza corno: deve averlo rubato il canarino arancione. Strano, perché la presenza delle divise accigliate è massiccia e imponente.
Forse dovrebbe essere anche rassicurante.
Certamente pittoresca, come in certe assurde “repubbliche” del Sudamerica.
Ora un opossum vestito di blu è venuto ad offrire la spalla al pappagallo dai capelli viola; il rinoceronte cerca di aprire gli occhi vitrei, che però si richiudono come azionati da un grosso peso.
Orio al Serio. Si potrebbe capire anche solo dall’accento. Questi poliziotti potrebbero conoscere la terra - intendo, il suo odore.
Aspetto che arrivi un po’ di fame, magari portata in groppa dagli insetti e dalle scimmie che rotolano e strisciano per terra.
Ho ancora la febbre, probabilmente.
Torna il mal di testa, surfando l’onda di questa tosse.
Nemmeno ho voglia di ascoltare musica.
Il viaggio è breve, ma l’attesa, ora, lunga.
1 commento:
finalmente...spero che tutto vada meglio, o perlomeno che sia un pò più sereno...
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