Ci sono anche i bambini (e come potrebbero mancare?). Anche i bambini hanno il cappello, ma non come Oliver Twist. I bambini dell’isola hanno gli stessi cappelli dei loro genitori, ovvero la tuba, il colbacco peloso e così via. I bambini dell’isola si chiamano tutti Robinson e sono molto ubbidienti; ubbidiscono ai dettami dei loro fiscali genitori.
Ecco, la mia isola è un paradiso fiscale ma anche naturale, nel senso che ci sono un sacco di animali, piante e altre cose naturali interessanti che ora non ricordo; ma poi – a parte questo – è naturale (naturale) che le tube di Dickens (che ovviamente non è Falloppio, né un bluebeater) possano beneficiare di un certo tipo di gestione patrimoniale. Ne va della salute delle volpi da colbacco e probabilmente anche della regolamentazione della stagione venatoria. Perciò il dato saliente è la naturalità dell’esistenza dei paradisi fiscali. Buh Isole Galapagos, Yeah Cayman. Caymano delle Cayman mangia tartarugona gigante, lentissima e noiosa, e poi fa un piccolo rutto di soddisfazione, che come dicono in Cina è lecito ed è cortesia. Di più: Caymano della Cayman vince uno a zero, scommette sulla sua vittoria, diventa ricco e si mangia il proprio denaro. Lo investe in Cina, senza fargli male. E poi?
Per inciso: che razza di futuro può avere un’isola fatta di uomini col cappello? È un’isola che esploderà tra cinque anni, per volontà di qualche vulcano con la tisi. O che verrà spazzata via, onda su onda, come i surfisti, sebbene gli squali non li avranno mai. O disabitata, lentamente, da gente insulsa che preferisce la terraferma, “Amici” e i Casinò Royale. Bella forza, criticare i Jalisse. Criticare i Jalisse e osannare i Casinò Royale. Criticare e osannare. Criticare. Osannare. Vabbè.
Dicevamo. Un’isola di uomini col cappello non può conoscere la tenerezza. Che dolce naufragar ci può essere nel mare un po’ unticcio della fodera di una bombetta? Personalmente, non ci metterei neppure un pesce rosso, e non solo per la tendenza della specie al suicidio. Ad ogni modo, la mia è un’isola fatta di uomini col cappello sulla quale non esiste Alessandro Baricco. E quindi, di conseguenza, niente Iliade, né Odissea. Un po’ di oceano, un po’ di mare, quello sì. Ed anche Robinson.
Robinson, dove diavolo sei, cialtrone barbuto? Piantala di confondere i giorni della settimana. Piantala di confonderci. Hai cercato la tua avventura nel naufragio, o piuttosto in qualche potente allucinogeno? O in una esagerazione di lassativi?
Ti sei lavato la faccia e la fronte, Mr. Robinson, prima di indossare il tuo cappello? Ti sei pettinato i capelli?
(E perché mai un simile barbaro dovrebbe indossare un cappello? Solo per dimostrare la sua appartenenza all’isola?) Forse perché gli piace vincere facile.
Ti piace vincere facile. Capellone nudista. Vai a fare il bagno in piscina con Dustin Hoffman, con le pinne e le bombole sulla schiena, accompagnato da quel rumore ad ogni respiro (wouw... wouw... wouw...) e dagli applausi degli invitati. E da signore borghesi in cerca di avventure. Ah, lo spirito d’avventura!
Robinson Crusoe, sei diventato principe dei calendari.
Dopo domenica è Venerdì. Un giorno di santi nati sulle ceneri, come l’araba Fenice bruciata a Venezia e poi ricostruita in mezzo alle polemiche, ai ponti di vetro e a biblici Mose. Un giorno di fardelli dell’uomo bianco messi a mollo come esca per il pesce che ti vuoi pappare.
Piantala, Robinson, di contare i giorni della settimana solo per avere un po’ di compagnia.
Robinson, vieni qui a prenderti la sculacciata che meriti. Proprio come gli altri bambini.»
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