Mi riempiono occhi e naso. Pensieri e ricordi, tutti insieme.
Di quando sono arrivato a Padova in treno. E pioveva. Ed io avevo deciso di non portare ombrello, di arrangiarmi con mantella e cappello impermeabile. Ma la pioggia era un muro, fuori dalla stazione, ed io non potevo aspettare. Ed ho dovuto strizzare i pantaloni, una volta arrivato, ed ho passato tutto il giorno con le pozzanghere nelle scarpe.
Dei pranzi seduto alla tua destra. Tu eri a capotavola, e ti accarezzavo con lo sguardo e tu sorridevi ed eri bellissima. Non posso giurarci, ma credo di ricordare anche ciò che abbiamo mangiato, quasi in ogni singolo pasto.
Della Panda rossa parcheggiata in Prato della Valle. La Panda rossa che volevi fare diventare una coccinella (e a me non pareva una buona idea). La Panda rossa che ci ha portati a Bologna: tu guidavi ed io ti fotografavo con la macchina e con gli occhi.
Del parco Iris e dei progetti. Il mio lavoro qui o là. Casa insieme.
Del 24 settembre, del sole che c’era quella mattina, la mattina dell’ultima passeggiata. Del caffè speciale con la menta. Della cintura, la cintura che porto sempre, marrone di qua, nera di là – comprata all’ultimo momento (perché mi sarebbe servita a Ferrara), ma con la tua solita calma.
Di Neil Young che ti cantavo in camera ed i Jethro Tull ad Azzano (ti ricordi che acquazzone?) e la grandine di Mestre e i Procol Harum – dov’erano, i Procol Harum? In quella specie di festa campestre, dove nemmeno era buio quando hanno iniziato a suonare.
Della tua stanza di prima con i nostri oggetti, e della tua stanza di dopo con i nostri oggetti.
E di prima.
Del tandem, e di quella gita meravigliosa con tutte quelle biciclette, sul Bacchiglione.
Di film durante i quali ti addormentavi, ma che volevi a tutti i costi vedere con me. E dell'Excelsior; e di via Santa Lucia.
Delle passeggiate lungo il Piovego, nelle sere tiepide.
Di Trento.
Del mare, e dei nostri sguardi intorno.
Mi manchi, accidenti, mi manchi.
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