«Riesaminata al riparo dalla luce la bocca si modifica. Inspiegabilmente. Quanto alle labbra nulla di cambiato. Identica chiusura. Identico filetto di polpa mal rientrato. Nelle commessure identica insensibile lassezza. Vale a dire che il sorriso se lo è sta sempre lì. Né più né meno. Meno! Eppure non più lo stesso. Nulla di cambiato quanto alla bocca eppure il sorriso non è più lo stesso. Vero che la luce falsa. Quella dell'occaso soprattutto. Quel fiasco. Vero anche che gli occhi or ora puntati sull'invisibile pianeta adesso sono chiusi. Su altri invisibili di cui non è questo il momento. Ecco alla buon'ora la spiegazione. Quello stesso sorriso accertato con gli occhi spalancati una volta chiusi questi non è più quello. Senza che da un'ispezione all'altra la bocca si sia minimamente mossa. Bene. Ma in che senso non più lo stesso? Che cos'ha adesso quel sorriso se lo è che non aveva? O che se aveva non ha più? Basta. Lasciare perdere.»
(S. Beckett)
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