«Ciò che interessa la maggior parte delle persone mi lascia del tutto indifferente. Comprende un elenco di cose come: balli di società, montagne russe, andare allo zoo, picnic, film, planetari, guardare la televisione, le partite di baseball; andare a funerali, matrimoni, feste, partite di pallacanestro, corse automobilistiche, letture di poesia, musei, rally, dimostrazioni, proteste, giochi da bambini, giochi da adulti... non mi interessano le spiagge, il nuoto, lo sci, il Natale, il Capodanno, il 4 Luglio, la musica rock, la storia mondiale, l’esplorazione spaziale, i cani da compagnia, il calcio, le cattedrali e le grandi opere d’Arte.
Come fa un uomo quasi senza interessi a scrivere di qualcosa, qualunque cosa sia? Be’, io ci riesco. Scrivo, e scrivo di quel che resta: di un cane randagio che scende lungo la strada, di una moglie che assassina il marito, dei pensieri e delle sensazioni di uno stupratore mentre azzanna un panino con un hamburger; della vita in fabbrica, della vita nelle strade e delle stanze dei poveri, dei mutilati e dei pazzi, di stronzate simili, scrivo moltissime stronzate così...»
«Quella sera a casa di Christoph eravamo seduti qua e là a bere, soprattutto birra. Poi una liberale dai capelli rossi, una certa Peggy, mi piaceva, a parte le sue idee politiche, ha detto che sarei comparso in tv alle 6.00. Abbiamo acceso l’apparecchio. Era un piccolo portatile, ma c’era. “Il famoso scrittore americano arriva in Germania.” Pensavano che fossi Norman Mailer. Non si rendevano conto che nel mio paese la tiratura dei miei libri era di 5000 copie per ogni volume. Quindi eccoci di nuovo. Salivo la rampa con Linda Lee per andare alla Markthall a controllare il microfono. Mi mettevano dei microfoni davanti alla faccia. Avevo i postumi di sbronza e un’aria irritata. I capelli si agitavano al vento. “No,” dicevo, “niente politica. Niente Dio. Niente di quella... Sì, mi piacciono le donne, qualche volta persino le amo, ma ciò non sempre dà la felicità... Che cosa significano i miei scritti? Be’, servono a dare delle erezioni ai preti... La Germania? Non ne so niente... Cosa? Oh, Céline mi piace, anche Knut Hamsun. Hemingway? Be’, sapeva scrivere ma non ridere... No, non ho nessuna dichiarazione speciale... Siamo venuti per andare a trovare mio zio, ha 90 anni, abita ad Andernach, dove sono nato, il 16.08.20. Siamo venuti per fare pubblicità ai miei libri, siamo venuti per farmi diventare ricco... Siamo venuti per visitare qualche castello, mi piacciono, i castelli...”
Sembrava autentico. Ma molte cose lo sembrano, come le lapidi. Poi il televisorino è passato a qualcun altro con un tremolio.»
«Mentre mi avvicinavo al palco la folla ha cominciato a riconoscermi. “Bukowski! Bukowski!” Stavo cominciado a credere di essere Bukowski. Dovevo farlo. Quando ho messo piede sulle assi mi sono sentito percorrere da qualcosa. La paura se n’è andata. Mi sono seduto, ho allungato una mano nel secchiello e ho stappato una bottiglia di quel buon vino bianco tedesco. Ho acceso un bidi. Ho assaggiato il vino, ho tirato fuori dalla borsa le poesie e i libri. Ero calmo, finalmente. L’avevo fatto 80 volte, prima di quella. Andava tutto bene. Ho trovato il microfono.
“Salve,” ho detto, “è bello essere di nuovo qui.”
Mi ci erano voluti 54 anni.
Un ragazzo tedesco, magro come un chiodo, è corso fino al palco e ha gridato: “Bukowski, carogna di un grassone, maiale, vecchio porco, ti odio!”
Quelle cose mi aiutavano sempre a rilassarmi. Toglievano la santità alla poesia. In America ce n’erano molti, come quell’allampanato giovanotto tedesco.
Ho bevuto un altro bicchiere di vino e l’ho guardato mentre continuava a gridare contro di me. Ho sempre detto che quando arrivi a farti odiare sai che stai facendo bene il tuo lavoro.
Ho guardato quell’enorme folla e pensando a ripararmi il culo ho chiesto: “Qualcuno mi dice dov’è l’uscita di sicurezza più vicina, se per caso scoppia un incendio?”»
(C. Bukowski, "Shakespeare non l'ha mai fatto", trad. L. Schenoni)
1 commento:
ah, grazie per questi lunghi post. alleviano l'insonnia!
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