sabato 29 agosto 2009

«Ci sono delle persone che non credono in niente fin dalla nascita. Ciò non toglie che tali persone agiscano, facciano qualcosa della loro vita, si occupino di qualcosa, producano qualcosa. Altre persone invece hanno il vizio di credere: i doveri si concretizzano davanti ai loro occhi in ideali da realizzare.
Se un bel giorno costoro non credono più – magari piano piano, attraverso una serie successiva, logica o magari anche illogica, di disillusioni – ecco che riscoprono quel 'nulla' che per altri è stato sempre, invece, così naturale.
La scoperta del 'nulla' per essi però è una novità che implica altre cose: implica cioè non solo il proseguire dell'azione, dell'intervento, dell'operosità (intesi ora non più come Doveri ma come atti gratuiti) ma anche la sensazione esilarante che tutto ciò non sia un gioco.
È chiaro che non parlo di coloro che scoprono il 'nulla' filosofico, cosmico. Si tratterebbe in tal caso di una conversione, molto coerente con le loro precedenti illusioni e fedi, e causerebbe il blocco di tutto; il ritiro dal mondo; l'ascesi. No: io parlo di coloro che un bel giorno, tirando le somme, vengono alla conclusione di aver scoperto il 'nulla' sociale. Niente ritiro dal mondo, quindi: anzi, partecipazione più fitta: tanto più fitta quanto più in malafede, necessitata dalla mancanza di alternative, e intesa come parodia. Niente ascesi; ma interesse per le cose sociali nullificate, e rifondate sul pragmatismo, sul valore autonomo della virtù: cose appunto quanto mai esilaranti.
Identificare il mondo sociale col nulla, ed essere riattivati e vitalizzati da questo; non credere più nei valori del mondo annullato da uno spirito critico e umoristico davanti a cui non c'è fatto o argomento che possa resistere, e, in seguito a questo, applicarsi con maggiore chiarezza e bravura all'attuazione pratica di tali valori – tutto questo implica fatalmente un regresso, una riaccettazione conservatrice o moderata della società – nel caso naturalmente che prima, il protagonista di questa esperienza, fosse in qualche modo rivoluzionario o ribelle [...]. Ma che senso ha questo ritorno all'ordine? Può essere ridefinito attraverso i termini classici che servono a questo? Lo stato d'animo di chi vive questa esperienza del mondo, capito finalmente come nulla, e con pazienza illuminata riaccettato nella pratica – è l'irrisione.»
(P.P. Pasolini, "Petrolio")

3 commenti:

dtdc ha detto...

bella, bella veramente questa riflessione di Pasolini. Ritengo che al nulla, spesso, è necessario aderire, in quanto, altrimenti, seppur superficialissimi, gli scambi sociali sarebbero pari a zero. Spesso. In molti contesti in cui si è obbligati a stare.
Ciao!!

luca ha detto...

"Petrolio" è un libro davvero molto bello. E ricco di spunti. A tratti visionario e preveggente, considerato il punto nel quale siamo arrivati dopo trenta e più anni...

Unknown ha detto...

Abderrazzak