mercoledì 14 gennaio 2009

Cesare Battisti


Cesare Battisti (Trento, 4 febbraio 1875 – Trento, 12 luglio 1916) è stato un geografo, politico e irredentista italiano. Nacque in Trentino quando questo era ancora parte dell'Impero Austro-Ungarico, da Cesare, commerciante, e dalla nobildonna Maria Teresa Fogolari.

Dopo aver frequentato il ginnasio a Trento, si sposta a Graz, dove incontra e si lega al gruppo dei marxisti tedeschi, e con loro fonda un giornale che verrà subito censurato; dopo la parentesi di studi a Graz, approda a Firenze per frequentare l'università. Si laurea nel 1898 in lettere e successivamente consegue una seconda laurea in geografia. Seguendo le orme dello zio materno, don Luigi Fogolari (condannato a morte dall'Austria per cospirazione e poi graziato), abbraccia presto gli ideali patriottici dell'irredentismo. Successivamente agli studi universitari, si occupa di studi geografici e naturalistici e pubblica alcune apprezzate "Guide" di Trento e di altri centri della regione e l'importante volume "Il Trentino". Contemporaneamente si occupa di problemi sociali e politici e, alla testa del movimento socialista trentino, si batte per migliorare le condizioni di vita degli operai, per l'Università italiana di Trieste e per l'autonomia del Trentino. Nel 1900 fonda il giornale socialista Il Popolo e quindi il settimanale illustrato "Vita Trentina", che dirige per molti anni.
Desiderando combattere per la causa trentina con la politica e farla valere dall'interno, nel 1911 si fa eleggere deputato al Reichsrat, il Parlamento di Vienna. Nel 1914 entra anche nella Dieta di Innsbruck.

Il 17 agosto 1914, appena due settimane dopo lo scoppio della guerra austro-serba, abbandona il territorio austriaco e ripara in Italia. Diventa subito un propagandista attivo per l'intervento italiano contro l'Impero Austro-Ungarico, tenendo comizi nelle maggiori città italiane e pubblicando articoli interventisti su giornali e riviste.

Il 24 maggio 1915, l'Italia entra in guerra. Battisti si arruola volontario e viene inquadrato nel Battaglione Alpini Edolo, 50ª Compagnia. Combatte al Montozzo sotto la guida di ufficiali come Gennaro Sora e di Attilio Calvi. Per il suo sprezzo del pericolo in azioni arrischiate riceve, nell'agosto del 1915, un encomio solenne. Viene trasferito ad un reparto sciatori al Passo del Tonale e successivamente, promosso ufficiale, al Battaglione Vicenza del 4º Reggimento Alpini, operante sul Monte Baldo nel 1915 e sul Pasubio nel 1916.
Nel maggio 1916 si trova a Malga Campobrun, in attesa dell'inizio della famosa Strafexpedition (15 maggio - 15 giugno 1916), preparando la controffensiva italiana. Il 10 luglio il Battaglione Vicenza, formato dalle Compagnie 59ª, 60ª, 61ª e da una Compagnia di marcia comandata dal tenente Cesare Battisti, di cui è subalterno anche il sottotenente Fabio Filzi, riceve l'ordine di occupare il Monte Corno (1765 m) sulla destra del Leno in Vallarsa, occupato dalle forze austro-ungariche.
Nelle operazioni, molti Alpini caddero sotto i colpi austriaci, mentre molti altri furono fatti prigionieri. Tra questi ultimi si trovavano anche il sottotenente Fabio Filzi e il tenente Cesare Battisti stesso che, dopo essere stati riconosciuti, furono tradotti e incarcerati a Trento.
La mattina dell'11 luglio, Battisti venne trasportato attraverso la città a bordo di un carretto, in catene e circondato da soldati. Durante il percorso numerosi gruppi di cittadini e milizie, aizzati anche dai poliziotti austriaci, lo fecero bersaglio di insulti, sputi e frasi infamanti.

La mattina seguente, il 12 luglio 1916, fu condotto al Castello del Buon Consiglio insieme a Fabio Filzi. Durante il processo non si abbassò mai alle scuse, né rinnegò il suo operato e ribadì invece la sua piena fede all'Italia. Respinse l'accusa di tradimento a lui rivolta e si considerò a tutti gli effetti un soldato catturato in azione di guerra.

Nel 1968, Cesare Battisti si iscrisse al liceo classico, ma già nel 1971 abbandonò la scuola per muoversi sul terreno della lotta politica nell'area della sinistra extraparlamentare. Dopo i primi problemi con le forze dell'ordine, si trasferì a Milano. Dal gruppo di amici che frequentò nacque una delle numerose formazioni clandestine terroriste dell'epoca, i Proletari Armati per il Comunismo (PAC), a cui sono stati attribuiti alcuni omicidi e varie rapine.

Nel 1979 Battisti venne arrestato nell'ambito di un'operazione antiterrorismo di vaste proporzioni e detenuto nel carcere di Frosinone, a seguito di un'istruttoria che si basava, in parte, sulle dichiarazioni di alcuni pentiti.
Il 4 ottobre 1981 Battisti riuscì ad evadere e a fuggire in Francia.
Per circa un anno visse da clandestino a Parigi, dove conobbe la sua compagna e futura moglie, con la quale poi si trasferì in Messico, dove nacque la sua prima figlia. Là iniziò a scrivere, essendo uno dei fondatori della rivista culturale "Via Libre". Terminò il primo romanzo, pubblicato, a sua insaputa, da un suo amico che si spacciò per l'autore — o almeno questo sostiene lo stesso Battisti in un articolo apparso su Paris Match il 22 luglio 2004 in cui comunque non fece il nome né del romanzo, né della persona che se ne sarebbe attribuita la paternità.
Durante la sua latitanza messicana, i giudici italiani lo condannarono in contumacia all'ergastolo.

Alla pronunzia della sentenza di morte mediante capestro per tradimento, Battisti prese la parola e chiese, invano, di essere fucilato invece che impiccato, per rispetto alla divisa militare che indossava. Il giudice gli negò questa richiesta e procedette invece ad acquistare alcuni miseri indumenti da fargli indossare, dando seguito alla sentenza. L'esecuzione avvenne nel cortile interno del Castello del Buonconsiglio (La fossa dei Martiri). Le cronache riportano che il cappio si spezzò, ma invece che concedergli la grazia com'era usanza, il carnefice ripeté la sentenza con una nuova corda. Cesare Battisti affrontò il processo, la condanna e l'esecuzione con animo sereno e con grande fierezza, nonostante la misera esposizione durante il tragitto in città, al fatto che fosse stato condotto alla forca vestito quasi di stracci e che non gli si permise di scrivere alla famiglia. Morì gridando in faccia ai carnefici: Viva Trento italiana! Viva l'Italia!

Il 13 gennaio 2009, il Brasile ha deciso di accordare lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti.

(fonte: Wikipedia)

1 commento:

leti ha detto...

Bella l'idea di accostare le due boigrafie; "omonimia" anche sul fatto des'essere degli idealisti (almeno per parte della vita). Forse anche Battisti1 sarebbe fuggito se ne avesse avuto la possibilità. Mi chiedo: al di là della gloria postuma, il suo sacrificio ha davvero avuto un senso? O ha avuto più peso il lavoro nelle colonie di emigranti degli esuli politici, i cui nomi non hanno una piazza, ma solo, forse, qualche parola caduta dalla penna stanca di un ricercatore che deve assolutamente scrivere tot pagine per rendere apparentemente dignitosa e pubblicabile la sua opera?
Qui il tempo non è un gran che. Si studia. Finalmente siamo tornati sopra lo zero e siamo riuscite a rendere accogliente la nostra nuova sistemazione.
Ciao, Letizia