lunedì 5 maggio 2008

Figli di buona famiglia?

Io li definirei, più propriamente, "figli di puttana".
No, no, meglio: "fascisti di merda".
E ricordo a tutti che io non fumo.

«"Giovani di buona famiglia". Così vengono definiti i cinque teppisti che hanno massacrato e ridotto in fin di vita Nicola Tommasoli. Colpevole di non aver voluto "consegnare" loro una sigaretta, dopo regolare intimazione. Giovani ultrà. Ultrà-giovani.
Occasionalmente di estrema destra. Neonazi oppure neofasci. Teste rasate. Un simbolo inquietante, ormai. Al punto da indurmi in tentazione. Io, skin per colpa del tempo che passa; e per eredità genetica. Oggi mi viene voglia di ricorrere alle tecniche tricologiche: un trapianto, una parrucca...
Giovani ultrà di estrema destra. Abituati ad avere uno stadio a disposizione per esibire i loro muscoli, i loro slogan, i loro simboli contro gli altri. I nemici. Gli "altri". Non solo quelli dell'altra parte politica.
Dell'altra parte. Ma "gli altri", in generale. Gli stranieri, i nomadi. Gli ebrei. I deboli. Hanno in spregio le persone "comuni". A cui la violenza non piace. Quelli che la sera, in città, tirano tardi con gli amici. E passeggiano in centro città. Immaginando che possa ancora essere una città. Luogo dove, appunto, passeggi con gli amici. Fumi la sigaretta. Chiacchieri. Luogo di relazioni, insomma. Rete di comunità. Non un agguato politico. Ma un'aggressione "per caso". Chissà: gli aggrediti potevano essere leghisti, magari perfino fascisti. In quel momento erano solo persone comuni. Finite sulla strada di persone extra-ordinarie. Super-uomini in libera uscita.
Giovani di buona famiglia anche quelli che, a Torino, hanno costretto i vigili ripiegare. Dopo averli circondati e aggrediti, qualche sera fa. La notte prima della festa. I vigili impudenti e imprudenti. Pretendevano di multare le auto in sosta dovunque, in Piazza Vittorio Veneto. In pieno centro. Perfino lungo le rotaie del tram. Tanto la notte non circola. Pretendevano, i vigili. Di interrompere la festa infinita. La "movida", come la chiamano adesso. La notte bianca che si celebra ogni fine settimana.
Pretendevano di ostacolare il libero accesso alle auto e ai suv che, ovviamente, sono padroni della notte. (In realtà, anche del giorno). Ovvia la rivolta di questi giovani di buona famiglia contro tanta sfacciata arroganza. Così, a centinaia, hanno costretto i vigili a fuggire. Non senza aver inferto loro qualche colpo, qualche botta. Così, a futura memoria. Certo, in questo caso non li hanno massacrati. Non erano neonazi e neofasci. (Magari, avessero incontrato un nazi che chiedeva loro una sigaretta, sarebbe finita male anche per loro...). Solo ragazzi normali, di "buona famiglia". Si sono limitati ad affermare la legge del controllo sul territorio. Filmando la scena, regolarmente diffusa su "You tube". A scopo esemplare.
Questi "figli di" buona famiglia, tecnologicamente attrezzati ed esperti. Per fortuna: sono nati in tempi molto diversi e lontani da quel maledetto 1968, di cui si celebrano i nefasti, a quarant'anni di distanza. L'eredità di illusioni mancate e di violenze mantenute.
Questi giovani di buona famiglia, invece, non guardano lontano. Non cercano figure e utopie di altri mondi lontani. Il comunismo, Mao, Che Guevara... Semmai - alcuni di essi - guardano più indietro. Riscrivono storie da cui isolano ciò che interessa loro. Il mito della forza. Il seme della violenza. Che coltivano, quotidianamente, esercitando l'odio contro gli altri. Poveracci, accattoni, zingari e stranieri. Clandestini e non.
Perché non conta distinguere, ma categorizzare e colpire "l'altro". Lo stesso che fa paura alla gente comune. Quella che mai si sognerebbe di bruciare un campo nomadi, tantomeno di ammazzare di botte un ragazzo perché non ti dà una sigaretta. Potrebbe essere loro figlio, l'aggredito. E gli aggressori potrebbero essere loro figli.
Giovani di buona famiglia. Quelli abituati a sfogarsi il sabato sera, in discoteca, o nei bar del centro. Nelle piazze e nelle strade. Molti bicchieri e qualche pasticca per tenersi su di giri. Per ammazzare il tempo insieme alla noia. E l'angoscia che ti prende, in questa vita normale, in questa società normale, in questa città normale. Dove i divieti sono comunisti e le regole imposizioni inaccettabili. Dove dirsi "buoni" è un'ammissione di colpa. E la debolezza un vizio da punire.
Giovani di buona famiglia. Genitori che non deprecano questa società senza autorità, senza divieti e senza punizioni. E poi si indignano: di fronte ai divieti e alle punizioni. Alle autorità autoritarie. Quando colpiscono loro e i loro figli. Sempre gli ultimi a sapere. Cadono dalle nuvole, se scoprono cosa combinano, quei loro figli, a cui hanno dato tutto. Senza chiedere nulla. Senza sapere nulla di loro.
Questi genitori di buona famiglia. Ce l'hanno contro questa scuola senza voti. Contro i professori che non si fanno rispettare. Contro i maestri che non sanno comandare. Non sanno punire. Questi genitori. Non capiscono e non accettano: i professori che impongono rispetto, comandano e puniscono. E magari bocciano. I loro figli.»
(I. Diamanti, "la Repubblica", 5 maggio 2008)

1 commento:

il Ratto dello spazio ha detto...

e no!
non puoi chiamarli "fascisti di merda",
questo è ingiusto,
sbagliato,
ingeneroso.
che la merda ha una sua propria dignità,
la merda
anche se puzza
è utile,
concima,
spesso decora in modo più o meno artistico le nostre città (ricordi manzoni?).

i fascisti puzzano assai di più,
anche se la loro puzza è metaforica,
e soprattutto non servono ad un cazzo,
se non a renderci la vita ancora più sgradevole e difficile,
che già dobbiamo convivere con la possibilità che il nostro vicino di casa sia pedofilo,
picchi la moglie,
o tenga la figlia stuprata e segregata in cantina.
e così per strada
dobbiamo anche incontrare i fascisti
e adesso li incontriamo anche in parlamento ed in comune.

e no,
non ci sto,
la merda ha una sua porca dignità,
ai fascisti non voglio accostare neppure la merda.