Voglio cercare di trattenerla.
Capelli argentati corti, una frangia, maglia di lana leggera a righe verticali color art déco, e sopra una giacca di lana aperta rossa: lei. Maglione sformato azzurro scolorito su pantaloni verdi, capelli pochi: lui. Si fermano a sfogliare insieme il giornale sul tavolo, all'ingresso della mensa.
Li osservo dal mio tavolo, mentre i colleghi parlano del Milan e della tosella panata.
Senilità. Penso ai miei genitori tra qualche anno, con tenerezza. Non soli, ma però in due. «Cosa facciamo per pranzo?» «Potremmo andare in mensa», e poi ci vanno.
La mia senilità. Penso a noi due da vecchi, un po' più lenti e un po' più affannati, ma saggiamente sereni.
Li osservo a lungo, il fiato torna, la mente pure; mi distendo.
E li guardo pure mentre si allontanano, insieme. Il loro sguardo, è vero, non è quello sul quale ho fantasticato. Ma penso per loro comunque una felicità.
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