Per aggiungere nuovi spunti al dibattito sulle differenze di genere, aggiungo questo interessante (per le riflessioni che implica, sebbene sommario) apparso ieri, a firma Luigi Bignami, su "la Repubblica" on-line.
«Donna in bikini, uomo in tilt: il cervello vede solo un oggetto
(Studio di psicologi Usa. Si attivano aree tipiche della visione di cose, quali una casa, una macchina. Empatia disattivata)
Susan Fiske, autrice della ricerca
Basta un bikini e la donna diventa una "cosa". Lo slogan della donna "oggetto" trova una sorta di fondamento scientifico in una ricerca condotta da psicologi dell'Università di Princeton (Usa). Lo studio, condotto sugli studenti dell'Università, dimostrerebbe come le donne ritratte in bikini o in atteggiamenti a sfondo sessuale finiscano per farle apparire realmente agli uomini come "oggetti".
La ricerca è stata condotta realizzando una serie di risonanze magnetiche al cervello degli uomini scelti come volontari, nel momento in cui venivano loro sottoposte immagini di donne vestite in abiti succinti. Le parti del cervello che entravano in attività erano quelle generalmente associate alla corteccia premotoria, che si attiva quando si ha la visione di oggetti, quali una casa, una macchina e così via.
La stessa ricerca ha permesso di dimostrare che i primi verbi che passano per la testa agli uomini quando osservano immagini di donne in bikini sono del genere: "Afferrare, maneggiare, spingere", dice Susan Fiske, responsabile della ricerca che è stata annunciata a Chicago durante l'annuale incontro di scienziati dell'American Association for the Advancement of Science.
Secondo la ricercatrice, è ancora più "scioccante" il fatto che alcuni uomini durante la visione delle fotografie non mostrino in alcun modo attività cerebrale nelle aree del cervello che generalmente rispondono quando si ha interazione con delle persone, anche se viste in fotografia. Risultano del tutto disattivate le aree del cervello che possiedono un ruolo nell'empatia, nella capacità di comprendere emozioni e desideri delle altre persone.
Spiega Fiske: "Ciò significa che questi uomini quando osservano donne in abiti o in atteggiamenti a sfondo sessuale subiscono cambiamenti nell'attività cerebrale e possono modificare il modo con cui percepiscono la figura femminile, considerandola non più come una persona con cui relazionarsi, ma come un oggetto sul quale agire, con conseguenze che tutti possono vedere nella quotidianità sia in ambito lavorativo che in altre situazioni".
L'effetto della visione di una donna in bikini è così forte che per molti uomini lascia un ricordo anche se viene fatta loro vedere una fotografia tra decine di altre per soli due decimi di secondo.
Uno studio del comportamento del cervello femminile nel momento in cui alle donne viene mostrato un uomo in slip non è stato realizzato, ma, secondo la ricercatrice, conoscendo la complessità dei pensieri femminili, sarebbe assai difficile per loro "disumanizzare" a tal punto una persona. Secondo Fiske infatti, di solito le donne reagiscono emotivamente alla figura di un uomo "cercando di interpretare i loro pensieri, cercando di capire in cosa sono interessati e cercando di piacere a loro".»
Le conclusioni della Fiske, sicuramente ridotte all'osso comunicativo dal Bignami, mi sembrano un po' sbrigative. Piuttosto, mi piacerebbe sapere se i ricercatori hanno approfondito gli aspetti riguardanti la genesi di una siffatta attività cerebrale: si tratta di genetica o di tradizione? O di che altro?
1 commento:
Proprio ieri leggevo questo:
http://noirpink.blogspot.com/2009/02/il-decantar-del-piacer-e-passioni.html
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