Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente sporca e, 5 volte su 9, vi mostrerò un uomo eccezionale.
Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 19° birra.
Mostratemi un uomo che abita solo e ha una cucina perpetuamente pulita, 8 volte su 9 vi mostrerò un uomo detestabile sul piano spirituale.
Charles Bukowski, 27 giugno 1967, alla 20° birra.
Quanta gente si sta ammazzando, in un modo o nell'altro? Forse Copernico sbagliava. Galilei, Galilei certamente sbagliava. Forse ha torto Umberto Eco: la terra è piatta, eccome se è piatta. E, per quanto riguarda i confini, siamo dei veri ignoranti.
[Le premesse (prima e seconda, non filosofica) sono lì a far passare il tempo. Il resto si espone compostamente.]
lunedì 23 febbraio 2009
venerdì 20 febbraio 2009
Due mesi; e mi pare sempre peggio.
Che crudeltà, non poterti inseguire. Chi sono, in fondo, i veri vinti, se non c'è gara?
Ti ho promesse tante cose, ma sto soltanto strisciando nella polvere – (è la polvere che mi fa lacrimare?)
Capriole all'indietro.
Capriole
indietro
- vacillo.
La mia pelle è solo uno scherzo; mi aiuti a farla diventare vera?
(Non mollo; te l'ho promesso.)
Che crudeltà, non poterti inseguire. Chi sono, in fondo, i veri vinti, se non c'è gara?
Ti ho promesse tante cose, ma sto soltanto strisciando nella polvere – (è la polvere che mi fa lacrimare?)
Capriole all'indietro.
Capriole
indietro
- vacillo.
La mia pelle è solo uno scherzo; mi aiuti a farla diventare vera?
(Non mollo; te l'ho promesso.)
Solo.
Ma che ne sai di ciò che sento? Non le conosci, queste lacrime.
Vai a dormire presto. Vai a dormire tardi. Vai a dormire. Non ci andare.
Parole, parole, parole. Puntini.
No, la retorica no - evitatemela. No, le buffonate potete tenervele.
Le vostre vite sono vostre; non sono cosa mia. Non fatemi pagare riscatti con soldi che non ho, per prigionieri sconosciuti. Le vostre vite sono vostre: non scaricatele addosso a me. Non ora. Non ce la faccio. Ho già troppo di che trafficare con il mio fardello.
Non riesco ad essere responsabile di me; come posso esserlo di altri? Come?
Che difficoltà, e che pena, questo senso di necessità morale. Non sto morendo; io no. Morto, lo sono già, in buoni strati di me. Non mi servono beccamorti.
Tutti liberi con sé: non create paranoie, non creare paragoni.
Fate quello che vi pare - non chiamatemi vostro; né "tuo".
Sono in balìa di ciò che accade; non fate accadere più del necessario.
Vai a dormire presto. Vai a dormire tardi. Vai a dormire. Non ci andare.
Parole, parole, parole. Puntini.
No, la retorica no - evitatemela. No, le buffonate potete tenervele.
Le vostre vite sono vostre; non sono cosa mia. Non fatemi pagare riscatti con soldi che non ho, per prigionieri sconosciuti. Le vostre vite sono vostre: non scaricatele addosso a me. Non ora. Non ce la faccio. Ho già troppo di che trafficare con il mio fardello.
Non riesco ad essere responsabile di me; come posso esserlo di altri? Come?
Che difficoltà, e che pena, questo senso di necessità morale. Non sto morendo; io no. Morto, lo sono già, in buoni strati di me. Non mi servono beccamorti.
Tutti liberi con sé: non create paranoie, non creare paragoni.
Fate quello che vi pare - non chiamatemi vostro; né "tuo".
Sono in balìa di ciò che accade; non fate accadere più del necessario.
giovedì 19 febbraio 2009
Tre ore.
Non riesco a dormire. Spiacente: non ci riesco.
Poche ore per notte, ed è già troppo per essere sopportato.
E ascolto che la confusione sarà il mio epitaffio.
Ho paura che domani piangerò.
Piangerò.
Piangerò
Ah gran soddisfazione dell'uomo – gran delusione.
E poi non è detto che sia vero.
Non è detto che sia
Desolante.
Poche ore per notte, ed è già troppo per essere sopportato.
E ascolto che la confusione sarà il mio epitaffio.
Ho paura che domani piangerò.
Piangerò.
Piangerò
Ah gran soddisfazione dell'uomo – gran delusione.
E poi non è detto che sia vero.
Non è detto che sia
Desolante.
mercoledì 18 febbraio 2009
Sanremo
Per quanto riguarda il Festival di Sanremo, ieri sera me lo sono perso (perché ero a sentire Battiato, mica per altro), ma aspetto in grazia di sentire Patty Pravo, perché la amo alla follia (e può stonare quanto vuole: l'ha sempre fatto, in fin dei conti). Nel frattempo, non si può non segnalare il blog geniale di Assante e Castaldo:
http://sanremo-repubblica.blogautore.repubblica.it/
http://sanremo-repubblica.blogautore.repubblica.it/
Bikini bikini bi-ki-ni
Per aggiungere nuovi spunti al dibattito sulle differenze di genere, aggiungo questo interessante (per le riflessioni che implica, sebbene sommario) apparso ieri, a firma Luigi Bignami, su "la Repubblica" on-line.
«Donna in bikini, uomo in tilt: il cervello vede solo un oggetto
(Studio di psicologi Usa. Si attivano aree tipiche della visione di cose, quali una casa, una macchina. Empatia disattivata)
Susan Fiske, autrice della ricerca
Basta un bikini e la donna diventa una "cosa". Lo slogan della donna "oggetto" trova una sorta di fondamento scientifico in una ricerca condotta da psicologi dell'Università di Princeton (Usa). Lo studio, condotto sugli studenti dell'Università, dimostrerebbe come le donne ritratte in bikini o in atteggiamenti a sfondo sessuale finiscano per farle apparire realmente agli uomini come "oggetti".
La ricerca è stata condotta realizzando una serie di risonanze magnetiche al cervello degli uomini scelti come volontari, nel momento in cui venivano loro sottoposte immagini di donne vestite in abiti succinti. Le parti del cervello che entravano in attività erano quelle generalmente associate alla corteccia premotoria, che si attiva quando si ha la visione di oggetti, quali una casa, una macchina e così via.
La stessa ricerca ha permesso di dimostrare che i primi verbi che passano per la testa agli uomini quando osservano immagini di donne in bikini sono del genere: "Afferrare, maneggiare, spingere", dice Susan Fiske, responsabile della ricerca che è stata annunciata a Chicago durante l'annuale incontro di scienziati dell'American Association for the Advancement of Science.
Secondo la ricercatrice, è ancora più "scioccante" il fatto che alcuni uomini durante la visione delle fotografie non mostrino in alcun modo attività cerebrale nelle aree del cervello che generalmente rispondono quando si ha interazione con delle persone, anche se viste in fotografia. Risultano del tutto disattivate le aree del cervello che possiedono un ruolo nell'empatia, nella capacità di comprendere emozioni e desideri delle altre persone.
Spiega Fiske: "Ciò significa che questi uomini quando osservano donne in abiti o in atteggiamenti a sfondo sessuale subiscono cambiamenti nell'attività cerebrale e possono modificare il modo con cui percepiscono la figura femminile, considerandola non più come una persona con cui relazionarsi, ma come un oggetto sul quale agire, con conseguenze che tutti possono vedere nella quotidianità sia in ambito lavorativo che in altre situazioni".
L'effetto della visione di una donna in bikini è così forte che per molti uomini lascia un ricordo anche se viene fatta loro vedere una fotografia tra decine di altre per soli due decimi di secondo.
Uno studio del comportamento del cervello femminile nel momento in cui alle donne viene mostrato un uomo in slip non è stato realizzato, ma, secondo la ricercatrice, conoscendo la complessità dei pensieri femminili, sarebbe assai difficile per loro "disumanizzare" a tal punto una persona. Secondo Fiske infatti, di solito le donne reagiscono emotivamente alla figura di un uomo "cercando di interpretare i loro pensieri, cercando di capire in cosa sono interessati e cercando di piacere a loro".»
Le conclusioni della Fiske, sicuramente ridotte all'osso comunicativo dal Bignami, mi sembrano un po' sbrigative. Piuttosto, mi piacerebbe sapere se i ricercatori hanno approfondito gli aspetti riguardanti la genesi di una siffatta attività cerebrale: si tratta di genetica o di tradizione? O di che altro?
«Donna in bikini, uomo in tilt: il cervello vede solo un oggetto
(Studio di psicologi Usa. Si attivano aree tipiche della visione di cose, quali una casa, una macchina. Empatia disattivata)
Susan Fiske, autrice della ricerca
Basta un bikini e la donna diventa una "cosa". Lo slogan della donna "oggetto" trova una sorta di fondamento scientifico in una ricerca condotta da psicologi dell'Università di Princeton (Usa). Lo studio, condotto sugli studenti dell'Università, dimostrerebbe come le donne ritratte in bikini o in atteggiamenti a sfondo sessuale finiscano per farle apparire realmente agli uomini come "oggetti".
La ricerca è stata condotta realizzando una serie di risonanze magnetiche al cervello degli uomini scelti come volontari, nel momento in cui venivano loro sottoposte immagini di donne vestite in abiti succinti. Le parti del cervello che entravano in attività erano quelle generalmente associate alla corteccia premotoria, che si attiva quando si ha la visione di oggetti, quali una casa, una macchina e così via.
La stessa ricerca ha permesso di dimostrare che i primi verbi che passano per la testa agli uomini quando osservano immagini di donne in bikini sono del genere: "Afferrare, maneggiare, spingere", dice Susan Fiske, responsabile della ricerca che è stata annunciata a Chicago durante l'annuale incontro di scienziati dell'American Association for the Advancement of Science.
Secondo la ricercatrice, è ancora più "scioccante" il fatto che alcuni uomini durante la visione delle fotografie non mostrino in alcun modo attività cerebrale nelle aree del cervello che generalmente rispondono quando si ha interazione con delle persone, anche se viste in fotografia. Risultano del tutto disattivate le aree del cervello che possiedono un ruolo nell'empatia, nella capacità di comprendere emozioni e desideri delle altre persone.
Spiega Fiske: "Ciò significa che questi uomini quando osservano donne in abiti o in atteggiamenti a sfondo sessuale subiscono cambiamenti nell'attività cerebrale e possono modificare il modo con cui percepiscono la figura femminile, considerandola non più come una persona con cui relazionarsi, ma come un oggetto sul quale agire, con conseguenze che tutti possono vedere nella quotidianità sia in ambito lavorativo che in altre situazioni".
L'effetto della visione di una donna in bikini è così forte che per molti uomini lascia un ricordo anche se viene fatta loro vedere una fotografia tra decine di altre per soli due decimi di secondo.
Uno studio del comportamento del cervello femminile nel momento in cui alle donne viene mostrato un uomo in slip non è stato realizzato, ma, secondo la ricercatrice, conoscendo la complessità dei pensieri femminili, sarebbe assai difficile per loro "disumanizzare" a tal punto una persona. Secondo Fiske infatti, di solito le donne reagiscono emotivamente alla figura di un uomo "cercando di interpretare i loro pensieri, cercando di capire in cosa sono interessati e cercando di piacere a loro".»
Le conclusioni della Fiske, sicuramente ridotte all'osso comunicativo dal Bignami, mi sembrano un po' sbrigative. Piuttosto, mi piacerebbe sapere se i ricercatori hanno approfondito gli aspetti riguardanti la genesi di una siffatta attività cerebrale: si tratta di genetica o di tradizione? O di che altro?
martedì 17 febbraio 2009
Disprezzo.
Io non odio Berlusconi ed i suoi seguaci.
Io li disprezzo.
Non sono di destra, né di sinistra, né di centro: sono berlusconisti: qualunquisti, affaristi, senza scrupoli, senza princìpi, senza ideali. Vuoti. Poveri. Ributtanti. Pensano a sé, e solo a sé: ai loro interessi, alle loro pulsioni, alle loro animalesche esigenze.
Io disprezzo chi può, ancora, oggi, votare per loro.
Io li disprezzo.
Non sono di destra, né di sinistra, né di centro: sono berlusconisti: qualunquisti, affaristi, senza scrupoli, senza princìpi, senza ideali. Vuoti. Poveri. Ributtanti. Pensano a sé, e solo a sé: ai loro interessi, alle loro pulsioni, alle loro animalesche esigenze.
Io disprezzo chi può, ancora, oggi, votare per loro.
domenica 15 febbraio 2009
In nessun modo ancora
«Escogitatore della voce e dell'ascoltatore e di se stesso. Escogitatore di se stesso per compagnia. Basta così. Parla di sé come di un altro. Dice parlando di sé, Parla di sé come di un altro. Persino se stesso escogita per compagnia. Basta così. Persino la confusione è di compagnia fino ad un certo punto. Meglio condiscendere a una speranza che niente. Fino ad un certo punto. Finché il cuore non comincia a soffrirne. Persino della compagnia fino ad un certo punto. Meglio un cuore sofferente che niente. Finché non comincia a creparne. Così parlando di sé per il momento conclude, Per il momento basta così.»
(S. Beckett, "In nessun modo ancora", trad. G. Frasca)
(S. Beckett, "In nessun modo ancora", trad. G. Frasca)
venerdì 13 febbraio 2009
martedì 10 febbraio 2009
lunedì 9 febbraio 2009
domenica 8 febbraio 2009
E.E.
Che Paese paradossale.
Il nano Berlusconi parla di cultura della libertà contro cultura dello Stato (neppure il concetto di Stato fosse in antitesi con quello di libertà).
Di responsabilità e irresponsabilità di padre; lui che il padre probabilmente l’ha fatto fino ad un certo punto, essendo sempre troppo indaffarato (con i suoi denari) per occuparsi seriamente della sua casa.
Di Costituzione da cambiare; sempre a partire da granelli, però: come se la Carta non fosse il punto i riferimento del nostro sistema istituzionale, bensì un grande registro, un libro mastro nel quale inserire, di volta in volta, trucchi e accorgimenti per dare colpi a cerchi, botti, mogli, mulini.
Ma che ne sa, Berlusconi, della sofferenza? Lui in ospedale mica ci va. Per lui si aprono le porte di cliniche molto private, le porte di stanze di uffici nei quali è ricevuto da medici molto speciali; medici che, previa lauta ricompensa, gli “sistemano le ossa”. E, soprattutto, lo tengono lontano dalla sofferenza, e dal dolore. Sarà mai andato a visitare una figlia, una fidanzata, un’amica in un reparto di terapia intensiva? Io credo di no.
Chi siamo noi per valutare il dolore di un uomo e della sua battaglia civile?
Chi siamo noi, poi, per sostenere qual è la volontà di una donna che la sua volontà non la può esprimere da 17 anni? Come si fa a dire “si rispetti la volontà di E.”? Io credo che la nostra sola possibilità sia quella di interpretare, in base alla nostra conoscenza della persona, ciò che la persona stessa potrebbe desiderare, o avrebbe desiderato. Il resto è illazione.
Chi è, chi diavolo è Berlusconi? Che conoscenza ha di E., e di noi?
Vai al diavolo, Berlusconi, ignorante, volgare mascalzone.
E il Papa? Il diavolo, ecco, appunto. L’autoritario capo di una Chiesa sempre pronta a intervenire nelle vicende di una vacillante democrazia.
Gramsci scriveva: «Il Vaticano è la più grande forza reazionaria esistente in Italia: forza tanto più temibile in quanto è insidiosa e inafferrabile». E ricca, aggiungerei: piena di denaro da investire e da esigere con cupidigia.
E mentre questi idioti si accaniscono e si sovreccitano “per difendere la vita”, non commentano i recenti provvedimenti del Governo italiano in fatto di immigrazione; quelli che, potenzialmente, manderanno a morire decine di immigrati irregolari che non avranno il coraggio di andare in ospedale. Per non essere cacciati via.
Eccolo qui, il diritto alla vita. Un diritto a singhiozzo. Un diritto economico.
Andate a cagare, buffoni.
Il nano Berlusconi parla di cultura della libertà contro cultura dello Stato (neppure il concetto di Stato fosse in antitesi con quello di libertà).
Di responsabilità e irresponsabilità di padre; lui che il padre probabilmente l’ha fatto fino ad un certo punto, essendo sempre troppo indaffarato (con i suoi denari) per occuparsi seriamente della sua casa.
Di Costituzione da cambiare; sempre a partire da granelli, però: come se la Carta non fosse il punto i riferimento del nostro sistema istituzionale, bensì un grande registro, un libro mastro nel quale inserire, di volta in volta, trucchi e accorgimenti per dare colpi a cerchi, botti, mogli, mulini.
Ma che ne sa, Berlusconi, della sofferenza? Lui in ospedale mica ci va. Per lui si aprono le porte di cliniche molto private, le porte di stanze di uffici nei quali è ricevuto da medici molto speciali; medici che, previa lauta ricompensa, gli “sistemano le ossa”. E, soprattutto, lo tengono lontano dalla sofferenza, e dal dolore. Sarà mai andato a visitare una figlia, una fidanzata, un’amica in un reparto di terapia intensiva? Io credo di no.
Chi siamo noi per valutare il dolore di un uomo e della sua battaglia civile?
Chi siamo noi, poi, per sostenere qual è la volontà di una donna che la sua volontà non la può esprimere da 17 anni? Come si fa a dire “si rispetti la volontà di E.”? Io credo che la nostra sola possibilità sia quella di interpretare, in base alla nostra conoscenza della persona, ciò che la persona stessa potrebbe desiderare, o avrebbe desiderato. Il resto è illazione.
Chi è, chi diavolo è Berlusconi? Che conoscenza ha di E., e di noi?
Vai al diavolo, Berlusconi, ignorante, volgare mascalzone.
E il Papa? Il diavolo, ecco, appunto. L’autoritario capo di una Chiesa sempre pronta a intervenire nelle vicende di una vacillante democrazia.
Gramsci scriveva: «Il Vaticano è la più grande forza reazionaria esistente in Italia: forza tanto più temibile in quanto è insidiosa e inafferrabile». E ricca, aggiungerei: piena di denaro da investire e da esigere con cupidigia.
E mentre questi idioti si accaniscono e si sovreccitano “per difendere la vita”, non commentano i recenti provvedimenti del Governo italiano in fatto di immigrazione; quelli che, potenzialmente, manderanno a morire decine di immigrati irregolari che non avranno il coraggio di andare in ospedale. Per non essere cacciati via.
Eccolo qui, il diritto alla vita. Un diritto a singhiozzo. Un diritto economico.
Andate a cagare, buffoni.
venerdì 6 febbraio 2009
Stop.
giovedì 5 febbraio 2009
Ne avremmo parlato
«ROMA - I medici potranno denunciare all'autorità giudiziarie gli immigrati clandestini. Le persone senza fissa dimora saranno schedate. La tassa per il permesso di soggiorno è fissata da 80 a 200 euro. Autorizzate inoltre le "ronde padane" ma non armate. Dopo che il governo ieri è stato battuto tre volte sulla stretta sui centri di permanenza e sui ricongiungimenti familiari, oggi il Senato è andato avanti rapidamente nelle votazioni degli ultimi dei 55 articoli e ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza pubblica con 154 voti favorevoli, 114 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera.
Carcere e tassa permesso di soggiorno. Il Senato ha cominciato con l'emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L'emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche, prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l'espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.
L'appello dell'opposizione. Prima che il Senato desse il via libera alla possibilità del medico di denunciare i clandestini, l'opposizione si è appellata al "buonsenso" per non introdurre una norma che "riduce il medico a fare il delatore", costringendo i clandestini a "non farsi curare per paura". Venendo così contro ai più elementari diritti umani che vengono prima di quelli della cittadinanza. In particolare, il senatore Daniele Bosone, ha detto che questa norma "straccia il codice deontologico dei medici" e si corre "il concreto rischio di incentivare una medicina parallela che gli illegali utilizzeranno per non essere denunciati se vanno in ospedale o da un medico". Secondo Bosone, peraltro, il rischio che "clandestini con malattie che portano dal loro paese non si faranno curare" con conseguenze per la stessa sanità pubblica.
Nasce il registro dei clochard. I clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti in un registro nazionale che verrà istituito presso il ministero dell'Interno. L'Aula di palazzo Madama ha approvato l'articolo 44 del ddl sicurezza che prevede la schedatura dei senza fissa dimora da avviare entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge.
Sì alle "ronde padane". Il Senato ha approvato l'articolo 46 del ddl sicurezza che istituzionalizza le cosiddette "ronde padane". Nella norma si prevede, infatti, che gli enti locali saranno "legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale". Ma, grazie a un emendamento del Pd, primo firmatario Felice Casson, le ronde non potranno girare armate e non potranno "cooperare nello svolgimento dell'attività di presidio del territorio" così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.
Ok a norma contro apologia mafia sul web. Il Senato ha approvato nel ddl sicurezza l'emendamento proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D'Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, che vieta l'apologia o l'incitamento via Internet o telematica in genere dell'attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all'odio etnico, razziale e religioso. Fenomeni come quelli dei gruppi pro-Riina apparsi su Facebook, quindi, non saranno più ammessi.
Non più carcere per i writers. Alla fine la Lega la spunta e per i writers non si prevede più il carcere. Mentre le multe si riducono a meno della metà. L'Aula del Senato ha infatti approvato alcuni emendamenti del Carroccio che eliminano dal ddl del governo la previsione del carcere per chi imbratta i muri delle città. Si stabilisce anche che chiunque venda bombolette spray a minorenni con vernici non biodegradabili venga punito con una sanzione amministrativa fino a 1.000 euro. La nuova formulazione dell'articolo 7 del ddl, dunque, prevede che sia necessaria la querela di parte solo nel caso in cui vengano imbrattati "beni mobili"; per tutti i beni immobili e per i mezzi di trasporto pubblici o privati, si procederà d'ufficio. La multa per i writers va da 300 a mille euro; ma se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, la multa sale da 1.000 a 1.500 euro (nel testo licenziato dalla commissione era fino a 3.000).»
("la Repubblica" on-line, 5 febbraio 2009)
Ne avremmo parlato, ed io poi avrei cercato un sacco di informazioni per te. Ci pensi?
Ci penso.
Carcere e tassa permesso di soggiorno. Il Senato ha cominciato con l'emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L'emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche, prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l'espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.
L'appello dell'opposizione. Prima che il Senato desse il via libera alla possibilità del medico di denunciare i clandestini, l'opposizione si è appellata al "buonsenso" per non introdurre una norma che "riduce il medico a fare il delatore", costringendo i clandestini a "non farsi curare per paura". Venendo così contro ai più elementari diritti umani che vengono prima di quelli della cittadinanza. In particolare, il senatore Daniele Bosone, ha detto che questa norma "straccia il codice deontologico dei medici" e si corre "il concreto rischio di incentivare una medicina parallela che gli illegali utilizzeranno per non essere denunciati se vanno in ospedale o da un medico". Secondo Bosone, peraltro, il rischio che "clandestini con malattie che portano dal loro paese non si faranno curare" con conseguenze per la stessa sanità pubblica.
Nasce il registro dei clochard. I clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti in un registro nazionale che verrà istituito presso il ministero dell'Interno. L'Aula di palazzo Madama ha approvato l'articolo 44 del ddl sicurezza che prevede la schedatura dei senza fissa dimora da avviare entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge.
Sì alle "ronde padane". Il Senato ha approvato l'articolo 46 del ddl sicurezza che istituzionalizza le cosiddette "ronde padane". Nella norma si prevede, infatti, che gli enti locali saranno "legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale". Ma, grazie a un emendamento del Pd, primo firmatario Felice Casson, le ronde non potranno girare armate e non potranno "cooperare nello svolgimento dell'attività di presidio del territorio" così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.
Ok a norma contro apologia mafia sul web. Il Senato ha approvato nel ddl sicurezza l'emendamento proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D'Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, che vieta l'apologia o l'incitamento via Internet o telematica in genere dell'attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all'odio etnico, razziale e religioso. Fenomeni come quelli dei gruppi pro-Riina apparsi su Facebook, quindi, non saranno più ammessi.
Non più carcere per i writers. Alla fine la Lega la spunta e per i writers non si prevede più il carcere. Mentre le multe si riducono a meno della metà. L'Aula del Senato ha infatti approvato alcuni emendamenti del Carroccio che eliminano dal ddl del governo la previsione del carcere per chi imbratta i muri delle città. Si stabilisce anche che chiunque venda bombolette spray a minorenni con vernici non biodegradabili venga punito con una sanzione amministrativa fino a 1.000 euro. La nuova formulazione dell'articolo 7 del ddl, dunque, prevede che sia necessaria la querela di parte solo nel caso in cui vengano imbrattati "beni mobili"; per tutti i beni immobili e per i mezzi di trasporto pubblici o privati, si procederà d'ufficio. La multa per i writers va da 300 a mille euro; ma se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, la multa sale da 1.000 a 1.500 euro (nel testo licenziato dalla commissione era fino a 3.000).»
("la Repubblica" on-line, 5 febbraio 2009)
Ne avremmo parlato, ed io poi avrei cercato un sacco di informazioni per te. Ci pensi?
Ci penso.
lunedì 2 febbraio 2009
Battisti e Zorzi
Battisti non è il socialista/irredentista, né il musicista, né tantomeno l'arcivescovo; Zorzi non è l'ex pallavolista, e neppure lo sciatore o il cardinale.
Qualche parola sul caso Battisti [http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Battisti_(1954)].
"Come se nulla fosse. Nel palazzo del ministero degli Esteri, l' Itamaraty, a Brasilia si minimizza. La decisione di richiamare a Roma l' ambasciatore Michele Valensise viene rubricato come «uno strumento delle relazioni diplomatiche» tra due paesi che non irrita, né per il momento preoccupa più di tanto. I funzionari del ministero sottolineano che tra Roma e Brasilia «c' è un problema giuridico, non diplomatico». In serata il ministro Frattini ha parlato con il collega brasiliano, Celso Amorin, esprimendogli «l' auspicio che ci sia una ultima istanza istituzionale brasiliana che possa adottare la decisione che è nelle speranze dell' Italia». E, più tardi, si è detto fiducioso nella possibilità che la Corte Suprema possa «ribaltare» le decisioni prese dal governo brasiliano. Le reazioni al richiamo dell' ambasciatore per confermare che la concessione dello status di rifugiato politico all' ex terrorista Cesare Battisti «è grave e inaccettabile», vengono tutte dal fronte italiano. Molte favorevoli, qualcuna critica. Un ex titolare della politica estera come Massimo D' Alema ha detto che il Brasile di Lula «ha commesso un errore grave» aggiungendo però che «la vicenda non è stata gestita al meglio dal governo. Ora - ha aggiunto - ci sono due schiaffoni (in riferimento alla Petrella) che rappresentano anche il segno del modo in cui queste vicende vengono gestite dal governo». Per la prima volta è intervenuto sulla crisi italo-brasiliana anche il segretario del Pd, Walter Veltroni. Parlando a «Porta a Porta» Veltroni ha sostenuto che non basta richiamare l' ambasciatore: «Berlusconi alzi il telefono e chiami Lula per protestare, faccia sentire la voce dell' Italia». Poi, nello specifico della decisione brasiliana, Veltroni ha aggiunto che si tratta di qualcosa che «non riesco assolutamente a capire e considero sbagliata. I familiari delle vittime dei terroristi devono avere il diritto ad ottenere giustizia». Tutti soddisfatti i commenti nel centro-destra. Da Gasparri che apprezza il richiamo dell' ambasciatore e dice: «non ci rassegneremo»; al ministro della Difesa La Russa, «farò di tutto per portare Battisti nelle patrie galere». Mentre Roberto Ciaccia, padre di Benedetta, la giovane romana morta negli attentati di Londra del 7 luglio 2007, chiede al sindaco Alemanno di appendere sulla facciata del Campidoglio una gigantografia dell' ex terrorista fino a quando l' estradizione non verrà concessa. A provocare la mossa diplomatica italiana è stata, l' altra sera, la risposta del procuratore generale dello Stato, De Souza, alla Corte Suprema. De Souza ha consigliato alla Corte di archiviare il processo per l' estradizione di Battisti in quanto con la concessione dell' asilo politico, per legge, questo automaticamente decade. Secondo De Souza la Corte ha una sola strada per opporsi alla decisione del ministro della Giustizia. E, cioè, dichiarare incostituzionale la legge sull' asilo politico che, appunto, concede al ministro l' ultima parola. è evidente che il percorso delle istanze di revisione italiane diventa così piuttosto stretto, tanto che già si valuta un ricorso presso la Corte internazionale dell' Aja. Ieri, il vice presidente del tribunale, Cesar Peluso, che sostituisce in questi giorni il presidente Mendes, ha esaminato il parere del procuratore generale ma senza esprimere un suo giudizio. Tutto sembra rinviato alla prima riunione plenaria del Tribunale Supremo prevista per il 2 febbraio. In quella sede l' opinione di Mendes, che vuole proseguire il processo di estradizione, si misurerà con quella degli altri dieci magistrati della Corte."
(fonte: "la Repubblica" on-line, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/28/battisti-italia-richiama-ambasciatore.html)
Qualche parola sul caso Zorzi [http://it.wikipedia.org/wiki/Delfo_Zorzi].
"I giapponesi fanno finta di essersene dimenticati. Dopo le promesse di Mori dell'aprile 2000, di Koizumi al G8 di Genova del luglio 2001 e, più tardi, dell'ex ministro Tanaka, ora il nuovo ministro degli Esteri Kawaguchi Yoriko fa orecchie da mercante. Pure le nostre autorità, a quasi un'anno dalla sentenza in cui il neofascista veneto è stato condannato all'ergastolo, non si impegnano più di tanto nella richiesta di estradizione.
L'ex militante di Ordine Nuovo, definito dalla sentenza di Milano come l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana (Milano, 1969), vive da molti anni in Giappone, nell'elegante quartiere residenziale di Aoyama, col nome giapponese di Roi Hagen.
Zorzi si è laureato in Lingue orientali all'Università di Napoli ed è emigrato in Giappone nella prima metà degli anni '70. Si è sposato con una donna giapponese, dalla quale ha avuto due figli, e si è trasformanto in un uomo d'affari di successo nel settore dell'import di prodotti d'alta moda. La cittadinanza giapponese l'ha ottenuta nel 1989. La sua privacy sembra sia molto ben protetta.
Tra Italia e Giappone non esistono trattati di estradizione (l'unico paese con il quale Tokyo ha un accordo del genere sono gli Stati Uniti, e a breve sarà il turno della Corea del Sud). Zorzi, però, non è cittadino giapponese dalla nascita, come è invece l'ex presidente peruviano Alberto Fujimori, e quindi la cittadinanza, come gli è stata concessa, gli può essere revocata, se si presentano le condizioni.
La domanda di estradizione va quindi avanti. Il ministero della Giustizia ha speso finora circa 300.000 euro tra viaggi, comunicazioni internazionali e traduzioni, ma l'impressione è che ci si trovi in un vicolo cieco.
Il Giappone ha mostrato una velata disponibilità politica e il Ministero della Giustizia giapponese ha cominciato una sorta di pre-esame informale della vicenda, ma da parte del governo italiano questa possibilità non è mai stata sfruttata a dovere.
Zorzi non potrà mai essere estradato se non si dimostra che ha acquisito la cittadinanza in modo fraudolento, mentendo al governo giapponese. Le prove ci sarebbero: Zorzi, al momento della domanda, aveva dichiarato di non avere precedenti penali e per otto anni dopo la naturalizzazione ha mantenuto anche il passaporto italiano(2), che è vietato dalla legge giapponese. Tali inadempienze potrebbero portare ad un processo amministrativo di revoca della cittadinanza e, di conseguenza, all'espulsione di Zorzi, diventato a quel punto "persona non gradita".
Ma è ovvio che, per ottenere tutto ciò, l'impegno da parte italiana deve essere massimo. Il caso Zorzi è un caso molto delicato, che il Giappone non si azzarderà ad affrontare apertamente. Lo si può risolvere solo con una forte pressione politica. Zorzi in Giappone è ricco e potente, ha imbavagliato la stampa intentando cause per diffamazione che non stanno in piedi contro la maggior parte dei quotidiani e dei settimanali, solo per bloccare ogni ulteriore articolo su di lui fino alla fine dei processi.
Il ministero della Giustizia giapponese ha chiesto i documenti per valutare se la condanna di Zorzi abbia un qualche fondamento, documenti che hanno dovuto essere interamente tradotti con grande dispendio di risorse umane ed economiche. Ma i legali giapponesi di Zorzi sanno già che è tutto inutile, perché Zorzi è inestradabile: la sua condanna in Italia è frutto di un processo in contumacia, non riconosciuto dall'ordinamento giuridico giapponese."
(fonte: http://errisvejo.splinder.com/post/16792291)
Per il 2009 spero che il livello del dibattito sia rilanciato, e che siano previste altre ridicole chiacchiere su come muore un italiano e sugli eroi militari che si schiantano con la jeep perché "no 'i è bòni de guidàr".
Qualche parola sul caso Battisti [http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Battisti_(1954)].
"Come se nulla fosse. Nel palazzo del ministero degli Esteri, l' Itamaraty, a Brasilia si minimizza. La decisione di richiamare a Roma l' ambasciatore Michele Valensise viene rubricato come «uno strumento delle relazioni diplomatiche» tra due paesi che non irrita, né per il momento preoccupa più di tanto. I funzionari del ministero sottolineano che tra Roma e Brasilia «c' è un problema giuridico, non diplomatico». In serata il ministro Frattini ha parlato con il collega brasiliano, Celso Amorin, esprimendogli «l' auspicio che ci sia una ultima istanza istituzionale brasiliana che possa adottare la decisione che è nelle speranze dell' Italia». E, più tardi, si è detto fiducioso nella possibilità che la Corte Suprema possa «ribaltare» le decisioni prese dal governo brasiliano. Le reazioni al richiamo dell' ambasciatore per confermare che la concessione dello status di rifugiato politico all' ex terrorista Cesare Battisti «è grave e inaccettabile», vengono tutte dal fronte italiano. Molte favorevoli, qualcuna critica. Un ex titolare della politica estera come Massimo D' Alema ha detto che il Brasile di Lula «ha commesso un errore grave» aggiungendo però che «la vicenda non è stata gestita al meglio dal governo. Ora - ha aggiunto - ci sono due schiaffoni (in riferimento alla Petrella) che rappresentano anche il segno del modo in cui queste vicende vengono gestite dal governo». Per la prima volta è intervenuto sulla crisi italo-brasiliana anche il segretario del Pd, Walter Veltroni. Parlando a «Porta a Porta» Veltroni ha sostenuto che non basta richiamare l' ambasciatore: «Berlusconi alzi il telefono e chiami Lula per protestare, faccia sentire la voce dell' Italia». Poi, nello specifico della decisione brasiliana, Veltroni ha aggiunto che si tratta di qualcosa che «non riesco assolutamente a capire e considero sbagliata. I familiari delle vittime dei terroristi devono avere il diritto ad ottenere giustizia». Tutti soddisfatti i commenti nel centro-destra. Da Gasparri che apprezza il richiamo dell' ambasciatore e dice: «non ci rassegneremo»; al ministro della Difesa La Russa, «farò di tutto per portare Battisti nelle patrie galere». Mentre Roberto Ciaccia, padre di Benedetta, la giovane romana morta negli attentati di Londra del 7 luglio 2007, chiede al sindaco Alemanno di appendere sulla facciata del Campidoglio una gigantografia dell' ex terrorista fino a quando l' estradizione non verrà concessa. A provocare la mossa diplomatica italiana è stata, l' altra sera, la risposta del procuratore generale dello Stato, De Souza, alla Corte Suprema. De Souza ha consigliato alla Corte di archiviare il processo per l' estradizione di Battisti in quanto con la concessione dell' asilo politico, per legge, questo automaticamente decade. Secondo De Souza la Corte ha una sola strada per opporsi alla decisione del ministro della Giustizia. E, cioè, dichiarare incostituzionale la legge sull' asilo politico che, appunto, concede al ministro l' ultima parola. è evidente che il percorso delle istanze di revisione italiane diventa così piuttosto stretto, tanto che già si valuta un ricorso presso la Corte internazionale dell' Aja. Ieri, il vice presidente del tribunale, Cesar Peluso, che sostituisce in questi giorni il presidente Mendes, ha esaminato il parere del procuratore generale ma senza esprimere un suo giudizio. Tutto sembra rinviato alla prima riunione plenaria del Tribunale Supremo prevista per il 2 febbraio. In quella sede l' opinione di Mendes, che vuole proseguire il processo di estradizione, si misurerà con quella degli altri dieci magistrati della Corte."
(fonte: "la Repubblica" on-line, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/28/battisti-italia-richiama-ambasciatore.html)
Qualche parola sul caso Zorzi [http://it.wikipedia.org/wiki/Delfo_Zorzi].
"I giapponesi fanno finta di essersene dimenticati. Dopo le promesse di Mori dell'aprile 2000, di Koizumi al G8 di Genova del luglio 2001 e, più tardi, dell'ex ministro Tanaka, ora il nuovo ministro degli Esteri Kawaguchi Yoriko fa orecchie da mercante. Pure le nostre autorità, a quasi un'anno dalla sentenza in cui il neofascista veneto è stato condannato all'ergastolo, non si impegnano più di tanto nella richiesta di estradizione.
L'ex militante di Ordine Nuovo, definito dalla sentenza di Milano come l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana (Milano, 1969), vive da molti anni in Giappone, nell'elegante quartiere residenziale di Aoyama, col nome giapponese di Roi Hagen.
Zorzi si è laureato in Lingue orientali all'Università di Napoli ed è emigrato in Giappone nella prima metà degli anni '70. Si è sposato con una donna giapponese, dalla quale ha avuto due figli, e si è trasformanto in un uomo d'affari di successo nel settore dell'import di prodotti d'alta moda. La cittadinanza giapponese l'ha ottenuta nel 1989. La sua privacy sembra sia molto ben protetta.
Tra Italia e Giappone non esistono trattati di estradizione (l'unico paese con il quale Tokyo ha un accordo del genere sono gli Stati Uniti, e a breve sarà il turno della Corea del Sud). Zorzi, però, non è cittadino giapponese dalla nascita, come è invece l'ex presidente peruviano Alberto Fujimori, e quindi la cittadinanza, come gli è stata concessa, gli può essere revocata, se si presentano le condizioni.
La domanda di estradizione va quindi avanti. Il ministero della Giustizia ha speso finora circa 300.000 euro tra viaggi, comunicazioni internazionali e traduzioni, ma l'impressione è che ci si trovi in un vicolo cieco.
Il Giappone ha mostrato una velata disponibilità politica e il Ministero della Giustizia giapponese ha cominciato una sorta di pre-esame informale della vicenda, ma da parte del governo italiano questa possibilità non è mai stata sfruttata a dovere.
Zorzi non potrà mai essere estradato se non si dimostra che ha acquisito la cittadinanza in modo fraudolento, mentendo al governo giapponese. Le prove ci sarebbero: Zorzi, al momento della domanda, aveva dichiarato di non avere precedenti penali e per otto anni dopo la naturalizzazione ha mantenuto anche il passaporto italiano(2), che è vietato dalla legge giapponese. Tali inadempienze potrebbero portare ad un processo amministrativo di revoca della cittadinanza e, di conseguenza, all'espulsione di Zorzi, diventato a quel punto "persona non gradita".
Ma è ovvio che, per ottenere tutto ciò, l'impegno da parte italiana deve essere massimo. Il caso Zorzi è un caso molto delicato, che il Giappone non si azzarderà ad affrontare apertamente. Lo si può risolvere solo con una forte pressione politica. Zorzi in Giappone è ricco e potente, ha imbavagliato la stampa intentando cause per diffamazione che non stanno in piedi contro la maggior parte dei quotidiani e dei settimanali, solo per bloccare ogni ulteriore articolo su di lui fino alla fine dei processi.
Il ministero della Giustizia giapponese ha chiesto i documenti per valutare se la condanna di Zorzi abbia un qualche fondamento, documenti che hanno dovuto essere interamente tradotti con grande dispendio di risorse umane ed economiche. Ma i legali giapponesi di Zorzi sanno già che è tutto inutile, perché Zorzi è inestradabile: la sua condanna in Italia è frutto di un processo in contumacia, non riconosciuto dall'ordinamento giuridico giapponese."
(fonte: http://errisvejo.splinder.com/post/16792291)
Per il 2009 spero che il livello del dibattito sia rilanciato, e che siano previste altre ridicole chiacchiere su come muore un italiano e sugli eroi militari che si schiantano con la jeep perché "no 'i è bòni de guidàr".
Iscriviti a:
Post (Atom)