lunedì 11 agosto 2008

Vonnegut a Recanati


«La decima notte tolsero il piolo dal catenaccio della porta del vagone di Billy, e la porta si aprì. Billy Pilgrim era addossato al sostegno diagonale, come se si fosse crocifisso da solo, e si teneva aggrappato con la mano blu e avorio al bordo della feritoia. Quando aprirono la porta Billy tossì, e tossendo espulse dall’ano un filo di poltiglia. Questo conformemente alla terza legge del moto di sir Isaac Newton. Questa legge ci dice che per ogni azione c’è una reazione uguale e contraria.
È una nozione che può essere utile nel campo della missilistica.»


«Billy passò dal buio più totale a una luce molto viva e si ritrovò in guerra, al centro di spidocchiamento. La doccia era finita. Una mano invisibile aveva chiuso l’acqua.
Quando Billy riebbe i suoi vestiti, questi non erano più puliti di prima, ma tutti i parassiti che ci vivevano dentro erano morti. Così va la vita. E il suo cappotto nuovo adesso era sgelato e non era più rigido come prima. Era davvero troppo piccolo per Billy. Aveva un bavero di pelo e una fodera di seta cremisi, e doveva essere appartenuto a un impresario grande come la scimmietta di un suonatore d’organetto. Era pieno di fori di proiettile.»


«Rosewater era a letto con un libro, e Billy lo introdusse nella conversazione chiedendogli cosa stesse leggendo in quel momento.
Così Rosewater glielo disse. Era Il Vangelo dello spazio di Kilgore Trout. Parlava di una creatura venuta dallo spazio che somigliava molto a un tralfamadoriano, tra l’altro. La creatura venuta dallo spazio aveva studiato a fondo il cristianesimo per capire, se possibile, perché per i cristiani fosse tanto facile essere crudeli. Era arrivata alla conclusione che il guaio derivava almeno in parte dal modo trasandato in cui era scritto il Nuovo Testamento. Secondo lui, l’intento dei Vangeli era insegnare alla gente, fra le altre cose, a essere misericordiosi, anche verso i più umili.
Ma i Vangeli, in realtà, insegnavano questo:
Prima di uccidere qualcuno, accertatevi bene che non abbia relazioni importanti. Così va la vita.

La magagna nelle storie di Cristo, diceva la creatura venuta dallo spazio, era che Cristo, malgrado le apparenze, era il figlio dell’Essere Più Potente dell’Universo. I lettori lo capivano e così, quando arrivavano alla crocifissione, naturalmente pensavano (qui Rosewater rilesse ad alta voce):
Oh, accidenti... Hanno scelto proprio la persona sbagliata per il loro linciaggio, quella volta!
E questa idea aveva una sorella: “ Ci sono delle persone giuste da linciare”. Chi? Quelle che non hanno relazioni importanti. Così va la vita.

La creatura venuta dallo spazio donò alla Terra un nuovo Vangelo. In esso Gesù era veramente un uomo qualunque, e una seccatura per un sacco di gente che aveva relazioni più importanti delle sue. E diceva anche lì tutte le cose belle e imbarazzanti che diceva negli altri Vangeli.
Così un giorno la gente su divertì a inchiodarlo a una croce e a piantare la croce nel terreno. Non ci sarebbero state ripercussioni, pensavano quelli che l’avevano linciato. Anche il lettore era indotto a pensarlo, poiché il nuovo Vangelo seguitava a ripetere che Gesù era proprio un nessuno.
E poi, un momento prima che questo “nessuno” morisse, i cieli si aprirono, e mandarono tuoni e lampi. Dall’alto scese stentorea la voce di Dio. Dio disse alla gente che adottava quel barbone, dandogli i pieni poteri e i privilegi di Figlio del Creatore dell’Universo per tutta l’eternità. Ecco quello che disse: D’ora in poi Egli punirà orribilmente chiunque tormenterà un barbone senza relazioni importanti!

La fidanzata di Billy aveva finito il suo sigaro di zucchero tre Moschettieri. Ora stava sgranocchiando una Via Lattea.
“Lasciate perdere i libri” disse Rosewater, gettando sotto il letto quello che teneva in mano. “Vadano al diavolo.”
“Questo, però, sembrava interessante” disse Valencia.
“Cristo... Se solo Kilgore Trout sapesse scrivere!” esclamò Rosewater. Aveva ragione: l’impopolarità di Kilgore Trout era meritata. La sua prosa era tremenda. Soltanto le idee erano buone.»


(K. Vonnegut, "Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini")

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