[Le premesse (prima e seconda, non filosofica) sono lì a far passare il tempo. Il resto si espone compostamente.]
giovedì 26 gennaio 2012
venerdì 20 gennaio 2012
Big brother in the holding company
Quest'oggi nessuno dei dirigenti è presente in azienda. Sono tutti ad un corso di formazione, dall'amministratore delegato al responsabile del personale.
Eppure mi sento osservato. Chi controlla, oggi? Un collega dell'ufficio accanto? Un incaricato nascosto? Un paria inebriato dal potere?
Resta il fatto che ci sarebbe il clima ideale per una rivolta.
I colleghi d'ufficio si sono ravveduti col passare delle ore. Ma l'inizio era stato di tutt'altre avvisaglie. Appena arrivato, stamattina, li ho infatti salutati con voce decisa, chiedendo il più classico dei "come va". Nessuna risposta, salvo un mugugno.
«È forse perché manca il capo?», mi sono domandato fra me e me. Paparino non c'è. «Dormito male? Colazione con bratwürst e vetriolo?». Mi sono innervosito istantaneamente, come quando l'anziano con il latte di soia ti maltratta alla cassa del supermercato. Il perché è superfluo spiegarlo. Non è forse demenziale ridursi a questi livelli di tensione per il lavoro? Nemmeno fosse la galera. Quanto è ridicolo e infantile, quanto è meschino e arrendevole diventare maleducati per il proprio intimo disagio, specialmente se questo è generato in modo tanto ingiustificato?
Se non cordiali, civili, via. Non ve l'ha detto la mamma?
Ecco perché ci sarebbe il clima ideale per una rivolta, ma la rivolta non ci sarà.
lunedì 16 gennaio 2012
Pranzi di lavoro.
28 dicembre, 16.48. Maternità.
«Gravità.
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Quando esce brucia. Comparto vigili del fuoco; involontari? Il bambino esce con un balzo, urlando. Banzai.
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Padre vestito da astronauta, entra in sala operatoria come Dustin Hoffmann ne “Il laureato”; saluta alzando un guanto».
6 gennaio, 23.32. C’eravamo tanto sopravvalutati.
«L’operazione più intellettuale che compio è seguire il Bologna Football Club».
14 gennaio, 2.47. Conoscenti di (ri)vista.
«[M. ed io] abbiamo gli stessi interessi culturali. Bisogna solo stare attenti a portarli alle estreme conseguenze, non alle estreme unzioni».