«Paese di terra terra di cani,
Paese di terra e di polvere.
Paese di pecore e pescecani
e fuoco sotto la cenere.
Dentro le stanze del Potere l'Autorità
va a tavola con l'anarchia,
mentre il ritratto della Verità si sta squagliando
e la vernice va via;
e il Pubblico spera che tutto ritorni com'era:
che sia solo un fatto di tecnologia.
E sotto gli occhi della Fraternità
la Libertà con un chiodo tortura la Democrazia.
Paese di terra terra di fumo,
paese di figli di donne di strada;
e dove se rubi non muore nessuno,
e dove il crimine paga.
C'è un segno di gesso per terra
e la gente che sta a guardare:
qualcuno che accusa qualcuno,
però lo ha visto solamente passare.
E nessuno ricorda la faccia del boia:
è un ricordo spiacevole.
E resta soltanto quel segno di gesso per terra
però non c'è nessun colpevole.
Paese di zucchero, terra di miele,
Paese di terra di acqua e di grano,
Paese di crescita in tempo reale
e piani urbanistici sotto al vulcano;
Paese di ricchi e di esuberi
e tasse pagate dai poveri
e pane che cresce sugli alberi
e macchine in fila nel sole;
Paese di banche, di treni, di aerei, di navi
che esplodono ancora
in cerca d'autore,
Paese di uomini tutti d'un pezzo
che tutti hanno un prezzo
e niente c'ha valore.
Paese di terra, terra di sale
e valle senza più lacrime;
giardino d'Europa, stella e stivale,
papaveri e vipere e papere.
Dov'è finita la tua dolcezza famosa tanto tempo fa?
È chiusa a chiave dentro la tristezza
dei buchi neri delle tue città?
Chissà se davvero esisteva una volta, o se era una favola,
o se tornerà.
E però se potessi rinascere ancora
preferirei non rinascere qua.»
[Le premesse (prima e seconda, non filosofica) sono lì a far passare il tempo. Il resto si espone compostamente.]
martedì 30 marzo 2010
mercoledì 24 marzo 2010
G.I. Joe (alias: all'attacco G.I. Joe)
Il giaccone che Putin ha regalato a Berlusconi è abnorme.
Più che alla marina militare ex-sovietica, sembra un accessorio appartenuto alla squadra di manutenzione del Progetto Sputnik.
Probabilmente condizionato dal pesante capo, Berlusconi strepita ormai ogni mattina. Al telefono. Quando le diciottenni stanno ancora dormendo e gli amici filologi stanno scoprendo scritti autografi di Mussolini firmati "XXX '83". E l'amore sta trionfando sull'odio e l'invidia.
Non si può più dire niente di originale su Berlusconi. È sempre quello della discesa in campo, delle toghe rosse, dei toga party, dei comunisti illiberali che offendono, dello stato di polizia tributaria. Sono più di quindici anni che ripete sempre le stesse cazzate. E gli stessi stronzi se le bevono.
Probabilmente non ci sarà pace finché non crepa. Ma, nel frattempo, il suo giaccone da spaziale fa davvero ridere.
giovedì 18 marzo 2010
giovedì 4 marzo 2010
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