lunedì 2 febbraio 2009

Battisti e Zorzi

Battisti non è il socialista/irredentista, né il musicista, né tantomeno l'arcivescovo; Zorzi non è l'ex pallavolista, e neppure lo sciatore o il cardinale.

Qualche parola sul caso Battisti [http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Battisti_(1954)].
"Come se nulla fosse. Nel palazzo del ministero degli Esteri, l' Itamaraty, a Brasilia si minimizza. La decisione di richiamare a Roma l' ambasciatore Michele Valensise viene rubricato come «uno strumento delle relazioni diplomatiche» tra due paesi che non irrita, né per il momento preoccupa più di tanto. I funzionari del ministero sottolineano che tra Roma e Brasilia «c' è un problema giuridico, non diplomatico». In serata il ministro Frattini ha parlato con il collega brasiliano, Celso Amorin, esprimendogli «l' auspicio che ci sia una ultima istanza istituzionale brasiliana che possa adottare la decisione che è nelle speranze dell' Italia». E, più tardi, si è detto fiducioso nella possibilità che la Corte Suprema possa «ribaltare» le decisioni prese dal governo brasiliano. Le reazioni al richiamo dell' ambasciatore per confermare che la concessione dello status di rifugiato politico all' ex terrorista Cesare Battisti «è grave e inaccettabile», vengono tutte dal fronte italiano. Molte favorevoli, qualcuna critica. Un ex titolare della politica estera come Massimo D' Alema ha detto che il Brasile di Lula «ha commesso un errore grave» aggiungendo però che «la vicenda non è stata gestita al meglio dal governo. Ora - ha aggiunto - ci sono due schiaffoni (in riferimento alla Petrella) che rappresentano anche il segno del modo in cui queste vicende vengono gestite dal governo». Per la prima volta è intervenuto sulla crisi italo-brasiliana anche il segretario del Pd, Walter Veltroni. Parlando a «Porta a Porta» Veltroni ha sostenuto che non basta richiamare l' ambasciatore: «Berlusconi alzi il telefono e chiami Lula per protestare, faccia sentire la voce dell' Italia». Poi, nello specifico della decisione brasiliana, Veltroni ha aggiunto che si tratta di qualcosa che «non riesco assolutamente a capire e considero sbagliata. I familiari delle vittime dei terroristi devono avere il diritto ad ottenere giustizia». Tutti soddisfatti i commenti nel centro-destra. Da Gasparri che apprezza il richiamo dell' ambasciatore e dice: «non ci rassegneremo»; al ministro della Difesa La Russa, «farò di tutto per portare Battisti nelle patrie galere». Mentre Roberto Ciaccia, padre di Benedetta, la giovane romana morta negli attentati di Londra del 7 luglio 2007, chiede al sindaco Alemanno di appendere sulla facciata del Campidoglio una gigantografia dell' ex terrorista fino a quando l' estradizione non verrà concessa. A provocare la mossa diplomatica italiana è stata, l' altra sera, la risposta del procuratore generale dello Stato, De Souza, alla Corte Suprema. De Souza ha consigliato alla Corte di archiviare il processo per l' estradizione di Battisti in quanto con la concessione dell' asilo politico, per legge, questo automaticamente decade. Secondo De Souza la Corte ha una sola strada per opporsi alla decisione del ministro della Giustizia. E, cioè, dichiarare incostituzionale la legge sull' asilo politico che, appunto, concede al ministro l' ultima parola. è evidente che il percorso delle istanze di revisione italiane diventa così piuttosto stretto, tanto che già si valuta un ricorso presso la Corte internazionale dell' Aja. Ieri, il vice presidente del tribunale, Cesar Peluso, che sostituisce in questi giorni il presidente Mendes, ha esaminato il parere del procuratore generale ma senza esprimere un suo giudizio. Tutto sembra rinviato alla prima riunione plenaria del Tribunale Supremo prevista per il 2 febbraio. In quella sede l' opinione di Mendes, che vuole proseguire il processo di estradizione, si misurerà con quella degli altri dieci magistrati della Corte."
(fonte: "la Repubblica" on-line, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/28/battisti-italia-richiama-ambasciatore.html)

Qualche parola sul caso Zorzi [http://it.wikipedia.org/wiki/Delfo_Zorzi].
"I giapponesi fanno finta di essersene dimenticati. Dopo le promesse di Mori dell'aprile 2000, di Koizumi al G8 di Genova del luglio 2001 e, più tardi, dell'ex ministro Tanaka, ora il nuovo ministro degli Esteri Kawaguchi Yoriko fa orecchie da mercante. Pure le nostre autorità, a quasi un'anno dalla sentenza in cui il neofascista veneto è stato condannato all'ergastolo, non si impegnano più di tanto nella richiesta di estradizione.
L'ex militante di Ordine Nuovo, definito dalla sentenza di Milano come l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana (Milano, 1969), vive da molti anni in Giappone, nell'elegante quartiere residenziale di Aoyama, col nome giapponese di Roi Hagen.
Zorzi si è laureato in Lingue orientali all'Università di Napoli ed è emigrato in Giappone nella prima metà degli anni '70. Si è sposato con una donna giapponese, dalla quale ha avuto due figli, e si è trasformanto in un uomo d'affari di successo nel settore dell'import di prodotti d'alta moda. La cittadinanza giapponese l'ha ottenuta nel 1989. La sua privacy sembra sia molto ben protetta.
Tra Italia e Giappone non esistono trattati di estradizione (l'unico paese con il quale Tokyo ha un accordo del genere sono gli Stati Uniti, e a breve sarà il turno della Corea del Sud). Zorzi, però, non è cittadino giapponese dalla nascita, come è invece l'ex presidente peruviano Alberto Fujimori, e quindi la cittadinanza, come gli è stata concessa, gli può essere revocata, se si presentano le condizioni.
La domanda di estradizione va quindi avanti. Il ministero della Giustizia ha speso finora circa 300.000 euro tra viaggi, comunicazioni internazionali e traduzioni, ma l'impressione è che ci si trovi in un vicolo cieco.
Il Giappone ha mostrato una velata disponibilità politica e il Ministero della Giustizia giapponese ha cominciato una sorta di pre-esame informale della vicenda, ma da parte del governo italiano questa possibilità non è mai stata sfruttata a dovere.
Zorzi non potrà mai essere estradato se non si dimostra che ha acquisito la cittadinanza in modo fraudolento, mentendo al governo giapponese. Le prove ci sarebbero: Zorzi, al momento della domanda, aveva dichiarato di non avere precedenti penali e per otto anni dopo la naturalizzazione ha mantenuto anche il passaporto italiano(2), che è vietato dalla legge giapponese. Tali inadempienze potrebbero portare ad un processo amministrativo di revoca della cittadinanza e, di conseguenza, all'espulsione di Zorzi, diventato a quel punto "persona non gradita".
Ma è ovvio che, per ottenere tutto ciò, l'impegno da parte italiana deve essere massimo. Il caso Zorzi è un caso molto delicato, che il Giappone non si azzarderà ad affrontare apertamente. Lo si può risolvere solo con una forte pressione politica. Zorzi in Giappone è ricco e potente, ha imbavagliato la stampa intentando cause per diffamazione che non stanno in piedi contro la maggior parte dei quotidiani e dei settimanali, solo per bloccare ogni ulteriore articolo su di lui fino alla fine dei processi.
Il ministero della Giustizia giapponese ha chiesto i documenti per valutare se la condanna di Zorzi abbia un qualche fondamento, documenti che hanno dovuto essere interamente tradotti con grande dispendio di risorse umane ed economiche. Ma i legali giapponesi di Zorzi sanno già che è tutto inutile, perché Zorzi è inestradabile: la sua condanna in Italia è frutto di un processo in contumacia, non riconosciuto dall'ordinamento giuridico giapponese."
(fonte: http://errisvejo.splinder.com/post/16792291)

Per il 2009 spero che il livello del dibattito sia rilanciato, e che siano previste altre ridicole chiacchiere su come muore un italiano e sugli eroi militari che si schiantano con la jeep perché "no 'i è bòni de guidàr".

1 commento:

Anonimo ha detto...

assolutamente rilanciato