giovedì 12 maggio 2011

Cazzate in libertà.

A Milano, Letizia Brichetto Arnaboldi, sposata Moratti, è il candidato sindaco del centrodestra. È l’espressione del berlusconismo (quasi) della prima ora: prima presidente della Rai, poi ministro, quindi sindaco di una città simbolo de “l’Italia che va”, quella del “nuovo miracolo italiano”.

Una fedelissima di Berlusconi. Anche nei modi: nel 2007 ha licenziato alcuni dirigenti comunali per assegnare una sessantina di incarichi esterni a persone legate a vario titolo (ex sindaci, candidati,...) al partito del suo Capo o al suo staff personale, ed è stata per questo condannata dalla Corte dei Conti ad un risarcimento al Comune, sebbene le accuse di abuso di ufficio siano state archiviate, perché non è provato che il suo “sistema” avvantaggiasse qualcuno dal punto di vista patrimoniale. Illecito non penale, ma amministrativo sì, quindi. Quanto all’avvantaggiare, recentemente il sindaco ha varato un Piano di Governo del Territorio grazie al quale Gabriele Moratti (figlio di chi?) ha potuto acquistare un immobile ad uso industriale per farlo poi diventare lussuosa residenza.


Ebbene, a Milano Letizia Brichetto Arnaboldi, sposata Moratti, candidata di Berlusconi al ruolo di sindaco per il secondo mandato, durante un faccia a faccia all’americana su Sky, ha accusato il suo avversario, Giuliano Pisapia, di essere stato riconosciuto “colpevole dalla Corte di Assise del furto di un veicolo utilizzato poi per un sequestro e il pestaggio di un giovane”. E l’ha fatto sfruttando, come insegna il capo, la negazione del diritto di replica, potendo essere (da regolamento ‘americano’) l’ultima ad avere la parola. La sposata Moratti ha pure detto che il suo avversario ha beneficiato di un’amnistia.

Ovviamente la storia è una bufala: Pisapia è stato, al tempo, assolto in appello, come spiega la sentenza (http://www.pisapiaxmilano.com/wp-content/uploads/2011/05/Dossier-sentenza-primo-e-secondo-grado.pdf).


“L'amnistia non è assenza di responsabilità”, ha detto il sindaco; mentre la prescrizione, probabilmente, sì.

“La mia è stata una valutazione politica che voleva mettere in evidenza come Pisapia abbia una storia diversa dalla mia”, dice la candidata di Berlusconi. Di Berlusconi: uno che la “storia diversa” ce l’ha davvero.

Proprio questo è il succo: assistere alla scena nella quale una mummia di cera, manovrata con i fili, accusa di essere un “fuorilegge” uno che rispetto al suo capo è Candy Candy, è rivoltante, oltre che grottesco. E davvero ipocrita.

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