martedì 13 marzo 2012

Il videogioco dei marò.

Mi sono imbattuto in un articolo nel quale, finalmente, i due pescatori freddati dai nostri baldi marò Salvatore Girone e Massimilano Latorre non sono più “due pescatori indiani” travestiti da pirati: ma «un padre di due figli adolescenti Velentin Jelestin e un giovane tamil, Ajesh Binki, orfano di entrambi i genitori e unico sostentamento per le due sorelle, di 17 e 15 anni. Pescatori, punto. Poveri, punto. A volte morti di fame, punto».


Devo ammetterlo: ogni volta che vedo le le foto e le riprese televisive che ritraggono i nostri valorosi militari, provo un senso di repulsione. Quei due scimmioni, nelle loro tutine mimetiche, gonfiati di palestra e di puttanate, rasati, con quei maledetti pizzetti e gli occhiali a mascherina...

Mi concentro, per non farmi sopraffare dal pregiudizio, ma è più forte di me. Lo vedo, lo vedi che sono due dannati fascisti mitomani, di quelli che trovano realizzazione di sé quando possono imbracciare un fucile e magari giocare a fare gli eroi, anche (e soprattutto) quando davvero non ce n’è bisogno?


Ci siamo già sentiti dire, a suo tempo, che Quattrocchi e amici erano prodi paladini della libertà. Già: se ne andavano in giro per un territorio di guerra a fare i mercenari (cioè ad essere pagati, dal miglior offerente, per sparare), sono stati catturati durante un’azione di guerra e uno di loro, per farci vedere “come muore un italiano”, è stato freddato mentre giocava a fare il duro.

A me è bastato. E di altri falsi campioni non sento davvero l’esigenza.


C’è in ballo una questione di diritto internazionale: l’India deve rispettare le leggi condivise, fin dove queste arrivano; e rispettare le proprie, oltre.

E basta.

Il nostro paese è stato ridicolizzato dalla politica internazionale di un nano che faceva le corna nelle foto istituzionali, “cucù” da dietro le statue ad altri capi di stato e telefonava alle sue troie durante gli incontri ufficiali.

Ma merita un altro rispetto. E non è giusto che si debba vergognare, ancora, di due esaltati che sparano a vista. Questi, per quanto mi riguarda, dopo il doveroso e corretto processo se ne devono marcire in galera.

giovedì 8 marzo 2012

Si è buttato o era rigore?

Tutti indignati per lo striscione geniale della curva "Bulgarelli" durante Bologna-Juve di ieri sera:


«Pessotto simulatore. Si è buttato o era rigore»?


(aggiungo il punto di domanda, che rende il concetto ancora più chiaro)


Tutti indignati perché viviamo in un paese senza senso dell'(auto)ironia.

Quei fascisti di merda dei "drughi", gli ultras della Juve, preparano tutte le domeniche striscioni (ricordiamo, tanto per dirne uno, "Facchetti morto che parla") con toni marziali e caratteri forzanuovisti (perché sono fascisti, sic!, nello stadio e fuori) e intonano cori raccapriccianti, ma nessuno batte ciglio. Come in nessun altro stadio italiano, dove ogni domenica la gente si insulta a morte.

Questi quattro pellegrini reagiscono solo davanti all'ironia. È incredibile.

(Stiamo peraltro parlando di uno che è ancora vivo: quale modo migliore dell'ironia per stemperare la tensione del gesto?)


«Non si scherza con la morte». Ma la si affronta perché esiste, fessi. Magari senza questo sconcertante perbenismo e con la dovuta lucidità.


Ah, dimenticavo: forza Bologna, sempre.

venerdì 2 marzo 2012

The africano di pece ambrata.
In qualche modo bisogna pure sopravvivere al pomeriggio torrido, alla settimana rovente.




Per me Lucio Dalla era immortale. È forse per questo che sono così stranito e stralunato?