lunedì 20 giugno 2011

Sarà la malinconia del rientro, dopo il sole di Lisbona ed un matrimonio come quello di sabato.

Sarà la piccola tensione con te, che ha reso tutto ancora più malinconico e a tratti dolente.

Sarà l'aver ricevuto, oggi, la conferma di una trasferta di lavoro che probabilmente mi impedirà di partecipare alla chiusura del circolo, e a qualche altra cosa con te.

Ma mi manca il fiato, adesso, e l'ansia mi stringe lo stomaco. Non so se sono fatto per lavorare così. E non so se ci sono alternative.

mercoledì 15 giugno 2011

Storie di ordinaria follia #2.

Riporto, cercando di mantenerle nell’opportuno anonimato, due storie che mi sono state recentemente raccontate.

La prima è la vicenda di E., impiegata in un call center della Vodafone. Non esattamente la realizzazione di un sogno, per una che ha fatto il liceo classico ed si è poi laureata. Se non altro, però, la gavetta rende: dopo anni passati con la cuffia in testa, E. ottiene infatti una promozione e inizia a coordinare un team di lavoro. Capita per caso che, assunto da poco il nuovo ruolo, è indetto uno sciopero. E., come molti altri, aderisce, convinta che le sue condizioni di lavoro possano e debbano migliorare. Detto, fatto: i suoi capi le spiegano che, scioperando (ovvero esercitando un proprio diritto e rinunciando, per questo, alla miseria dello stipendio giornaliero) li ha “molto delusi”, e la rimandano a rispondere alle telefonate.

La seconda è la storia di S., che è sposata ed ha un bimba piccola. Suo marito lavora in un centro di ricerca. La ricerca che fa lei, invece, è di lavoro: per tornarci, al lavoro, dopo la gravidanza. Durante un colloquio, le viene proposto di firmare un contratto e, contestualmente, la lettera di licenziamento. Giusto per alleggerire un po’ la burocrazia, quando decideranno di cacciarla via (magari al prossimo bimbo). Lei accetta, prima di tutto perché ha bisogno di lavorare, e poi perché sa che, se non l’avesse fatto lei, sarebbe toccato al prossimo della lista: chiudere gli occhi e firmare.

Queste sono due storie di donne. Di giovani laureate. Di lavoro non giusto. Di scarsa soddisfazione. Di ricatti. Di mobbing preventivo. Di frustrazione. Di umiliazione. Di dignità violata.

E. ha il dovere, non solo il diritto, di lottare contro padroni fuorilegge. S. ha il dovere, non solo il diritto, di denunciare una pratica che, oltre che disgustosa, è illegale.

Chi lavora per i nuovi padroni, in un clima nel quale le lotte sindacali sembrano cancellate in un colpo, ha una grande responsabilità. La responsabilità di alzare la testa e guardare alla volgarità di questo male con sguardo severo; di essere intransigente nel rispetto di se stesso.

lunedì 13 giugno 2011

Prenderla con filosofia.

Tra Pokemon bianco e Pokemon nero, o tra Pokemon nero e Pokemon bianco?

martedì 7 giugno 2011

Applausi solo per cortesia.

Mentre Dellai applaude Bauman «solo per cortesia», registriamo quattro eventi.

Il magazzino Aiazzone di Pognano (BG) viene preso d’assalto dai creditori. Ossia dai comunissimi clienti: truffati da una società che ha dichiarato fallimento, ma che prima aveva incassato allegramente caparre e anticipi per mobili mai consegnati. Gli ex clienti (ma anche gli ex dipendenti) hanno forzato i lucchetti del magazzino e prelevato «parte del maltolto». Beccandosi, ovviamente, una denuncia penale. Provare per credere.

Chissà cosa pensa il galeotto Renato Semeraro, artefice finale del fallimento di Aiazzone, della visione mercificata delle relazioni interpersonali e degli impegni a lunga scadenza nella società post-moderna.

Un applauso (dalla parte opposta delle sbarre) a Renato Semeraro, e un applauso (divertito, ma non senza stigma) alla Banda del Buco.

Paolo Mazzalai è diventato il nuovo presidente della sezione trentina di Confindustria. Già vicepresidente della stessa, è un ingegnere di sessant’anni, dirigente di una società (la SWS Engineering) di ingegneria. Professore associato di Ingegneria applicata all’Università di Padova. La sua formazione non lascia spazio a equivoci. Fino a qualche mese, Mazzalai è stato anche presidente di Trentino Sviluppo. Non sarà Giorgia Palmas, quindi, ma non si può dire che non conosca il territorio. Bisognerà capire se questo sia un bene o un male.

Chissà se l’ingegnere la pensa come Zygmunt sulle scelte etiche individuali.

Un applauso (di incoraggiamento) a Mazzalai.

Il roveretano Davide Zomer, portiere del Südtirol, ha steso con una spallata l’attaccante ravennate Lapadula, che si era “inciampato” (?) su di lui al 95′. Risultato: rigore, 2-1 per il Ravenna e Südtirol (fino a quel momento salvo) retrocesso. Ora Zomer, autore (da che mi ricordo) di una buona stagione, è «quel soggetto che», colto da «un autentico raptus di follia», «ci ha fatto retrocedere», secondo le parole di mister Pellegrino (fattosi cacciare al minuto 80 per proteste, ndr.).

Chissà se l’ex (ormai) portiere altoatesino, prima del colpo del ko, stesse pensando alla frenesia della vita liquida del consumatore.

Un applauso (circospetto) a Zomer; un applauso (ingrato) al Südtirol.

Shaquille O’Neal ha dato l’addio al basket (per lo meno a quello giocato). Come ricordava un amico: quanto ci hai fatto godere quando sbagliavi i liberi, facevi uno sfondamento o prendevi un tecnico; quanto ci facevi godere, quando ti piazzavi in mezzo all’area e fermarti era possibile solo con l’Hack-the-Shaq.

Chissà se Shaquille pensa che la Società sia consumata come la suola delle sue Reebok.

Un applauso (affettuoso) a Shaq.

[http://questoblog.com/2011/06/07/applausi-solo-per-cortesia/]