domenica 29 novembre 2009

venerdì 27 novembre 2009

Cosa sarebbe il ridicolo senza il senso del ridicolo?
Probabilmente solo una ridicolaggine.

domenica 22 novembre 2009

Zero, sottozero.

La "a" di Ancona.

Il tristo mietitore #2.

Vernissaggi solitari.

venerdì 20 novembre 2009

Occhi


«Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna
ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere
il nodo.»

mercoledì 18 novembre 2009

Sangue blu

Nemmeno fosse agosto. Non è il momento per tirarsi i gavettoni.

«Dunque oggi alla Camera si va alla fiducia sull'acqua. Che bisogno aveva il governo di questo mezzo estremo per trasformare in legge un decreto, avendo i numeri di una larga maggioranza? Che fretta c'è su un tema di simile portata? È abbastanza intuibile. Se si affronta un iter normale, le cose vanno per le lunghe visto che il Pd è intenzionato a dar battaglia con l'Italia dei valori.
Entrambi i partiti hanno annunciato un fuoco di sbarramento a suon di emendamenti. Ma se accade, la storia comincia a far rumore; e se fa rumore c'è il rischio che gli italiani mangino la foglia. Cadrebbe la cortina di silenzio che negli ultimi anni ha avvolto il business legato alla distribuzione del più universale e strategico dei beni nazionali.
Il nodo è semplice. Lo Stato è in bolletta, da vent'anni non investe più come si deve sulla rete e oggi meno che mai ha soldi per un'azione di ammodernamento che costerebbe come otto ponti sullo stretto di Messina. Meglio dunque lasciare la patata calda ai privati, che con meno remore politiche potrebbero scaricare sulle tariffe il costo di un'operazione indilazionabile, e che per la mano pubblica è una delle ultime ghiotte occasioni di far cassa. Da qui un decreto che, caso unico in Europa, obbliga a mettere in gara tutti i servizi legati all'acqua e accelerarne la trasformazione in Spa, dimenticando che, quasi ovunque le grandi società sono entrate nel gioco, le tariffe sono aumentate in assenza di investimenti sulla rete.
Ovvio che meno se ne parla, meglio è. Se in Parlamento scatta la bagarre, c'è il rischio che i Comuni virtuosi (inclusi quelli con i colori della maggioranza), che hanno tenuto duro nel non cedere i loro servizi alle società di Milano, Genova, Bologna e Roma, creino un'alleanza per proteggere "l'acqua del sindaco", cioè il loro ultimo territorio di autogoverno e autonomia dopo la perdita dell'Ici.
Se se ne parla, può succedere che gli utenti apprendano che, laddove le grandi società sono entrate in campo, le perdite della rete sono rimaste le stesse, i controlli di qualità sono spesso diminuiti e magari le tariffe sono aumentate . Magari si capisce che vi sono servizi che non possono essere privatizzati oltre un certo limite, perché allora l'acqua passa al mercato finanziario, diventa quotazione in borsa, e il cittadino non ha più un sindaco con cui protestare dei disservizi, ma solo un sordo "call center" piazzato magari a Sydney, Pechino o New York. No, non si deve sapere che siamo di fronte a un passaggio epocale, di quelli che cambiano tutto, come la recinzione dei pascoli liberi nell'Inghilterra del Settecento.
Non è un caso che si sia tentato di buttare una riforma simile nel pentolone di un decreto omnibus riguardante tutti i pubblici servizi, e non è un caso che - durante la discussione - si sia scorporato dal decreto medesimo il discorso il gas, i trasporti e il nodo delle farmacie. Gas, trasporti e farmacie erano la foglia di fico. Se oggi nel decreto su cui si pone la fiducia rimane solo l'acqua con i rifiuti, significa che l'acqua e i rifiuti sono il grande affare indilazionabile, l'accoppiata perfetta su cui si reggono i profitti delle multi-utility, e parallelamente le ingordigie della criminalità organizzata. Non è un caso che si parli tanto di "oro blu".
La storia dell'umanità lo dice chiaro. Chi governa l'acqua, comanda. Le prime forme di compartecipazione democratica dal basso sono nate in Italia attorno all'uso delle sorgenti, quando i paesi e le frazioni hanno pensato ad affrancarsi grazie all'acqua. Lo scontro non è tra pubblico e privato, ma tra controllo delle risorse dal basso e delega totale dei servizi, con conseguente, lucroso monopolio di alcuni. Oggi potremmo dover rinunciare a un pezzo della nostra sovranità.»
(P. Rumiz, "la Repubblica" on-line, 18 novembre 2009)


Quando il sistema fallisce, le alternative (per lo meno a medio termine) sono due: rivoluzionarlo, ovvero accelerare su di esso, portandolo alle estreme conseguenze.
Se il liberismo capitalista ha dimostrato di essere veramente efficace solo nel merito della disparità sociale, ebbene oggi vi si insiste. Privatizzare, privatizzare, privatizzare. Telefonia, energia, trasporti, produzione industriale, assicurazioni, banche: Istituto Bancario S. Paolo di Torino, Monte dei Paschi di Siena, Mediocredito Centrale, Bnl, Enichem, Saipem, Nuovo Pignone, Efim, Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Sip-Telecom. Altro.
In nome dell'efficienza - del paravento dell'efficienza, dietro al quale si celano bassi sentimenti e opache operazioni di controllo.
Il motore del 2000 non sarà bello né lucente: sarà l'ingordigia di denaro e potere.

lunedì 16 novembre 2009

domenica 15 novembre 2009

Primati e quadrupedi.

Vale l'assioma: quando non ve n'è dentro, non (ce) ne si può tirare fuori.
Senza scomodare il concetto di insieme, né quello di vuoto.

Ma i miei vasetti sono belli pieni.
E colorati.

giovedì 12 novembre 2009

Favole al telefono.

«Sei un povero penoso», tutto ciò che mi è venuto da dire.
Lo penso davvero.
Penoso. Ma soprattutto povero: cioè misero e disgraziato.


Ma ora ho altro a cui pensare.

lunedì 9 novembre 2009

Il pelo sullo stomaco, il pelo nel cervello.

«ROMA - Il sottosegretario Giovanardi ne è sicuro: "Stefano Cucchi è morto perché "anoressico e drogato". Parole pesantissime, che per la sorella del ragazzo morto misteriosamente "si commentano da sole".
Non è la prima volta che Giovanardi commenta la morte di Stefano. E, come già, in passato non concede spazio al dubbio: "Era in carcere perchè era uno spacciatore abituale. La verità verrà fuori, e si capirà che è morto soprattutto perchè era di 42 chili". Così il sottosegretario alla Presidenza alla trasmissione "24 Mattino" su Radio 24. Nessun dubbio. Non ci sono responsabilità umane nella morte Stefano Cucchi. Quel corpo pieno di lividi e fratture di cui è ancora ignota la causa, quelle cartelle cliniche apparentemente manomesse, quella coltre di dubbi che circonda la morte del ragazzo romano, per il sottosegretario, non significano nulla. Se c'è un colpevole, per Giovanardi, è la droga: "Che ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi c'è il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".
"A Giovanardi che fa queste dichiarazioni a titolo gratuito - dice la sorella di Steano, Ilaria, - rispondo semplicemente che il fatto che Stefano avesse problemi di droga noi non l'abbiamo mai negato, ma questo non giustifica il modo in cui è morto". "Non voglio aggiungere altro - conclude - la cosa che ha detto il sottosegretario si commenta da sola". Anche Giovanni, il padre di Stefano fa sentire la sua voce, rilanciando come la famiglia sia "sempre in attesa di giustizia".
Le parole dell'uomo di governo provocano anche la reazione dell'Idv. Che, per bocca del senatore Stefano Pedica, attacca il sottosegretario: "Ha perso una buona occasione per tacere. Non si puo' fare sterile propaganda politica su un ragazzo morto per circostanze ancora tutte da verificare. C'è un'indagine in corso per accertare la verità dei fatti su quanto accaduto a Stefano Cucchi e che aspettarne l'esito, prima di dare giudizi gratuiti, significa rispettare il dolore di una famiglia".
E della vicenda si potrebbe occupare anche Amnesty International. "Ho ricevuto richiesta di informazioni dall'ufficio londinese dell'organizzazione" rivela Luigi Manconi, presidente dell'associazione "A buon diritto" che ha seguito il caso fin dal primo momento.»
("la Repubblica" on-line, 9 novembre 2009)


Il problema, Giovanardi, è che sei un drogato. Di becero cattolicesimo, per lo meno.
Vaffanculo, va'.


«Voi per esempio fate gli studenti
e vi aggirate per i banchi,
quand'ecco che ad un tratto vi accorgete
che un'amica ha gli occhi bianchi!
Corretele in aiuto consegnandoci
i goldoni al suo ragazzo,
così che lui non debba più accecarla
per eccesso di entusiazzo!
Se lei però continua a continuare
a avere gli occhi in quella tinta,
vuol dire che è parecchio innamorata
o che la droga l'ha già vinta,
ma in questo caso estremo c'è un rimedio
che ai drogati gli si addice:
gli cavi le pupille poi li sgridi
e via il problema alla radice!..»

O almeno amare il mare.

Con lentezza.
Da quanto tempo non dicevo "sto bene"?
Lo so, quanto: più di dieci mesi.
Fra chi sa e chi no, e chi fa finta di non sapere o di non volerlo fare, e chi fa di tutto per saperlo senza riuscire ad avanzare.
Perciò adesso tutti sul ponte, anche con il temporale. Ché la pioggia in faccia fa lacrime che non sono tristi. E addosso la cerata gialla impermeabile dei "Capitani coraggiosi" che leggevo da bambino. (Ricordo ancora la copertina rigida e profonda del libro, e le suggestioni che provocava in me.) In fin dei conti, in mezzo alla tempesta, come nella bonaccia, basta conoscere la bussola.

Alè!

domenica 8 novembre 2009

Il re del pop

«Pedro Almodovar, a Roma con Penelope Cruz - mentre posavano per i fotografi a Fontana di Trevi hanno fatto rivivere alla folla di turisti momenti gloriosi da "dolce vita" - per l'uscita di Gli abbracci spezzati (il 13 novembre, oltre 300 copie) entra nel dibattito religioso anche perché nel film il crocefisso è molto presente sulle pareti delle varie case. "In realtà è presente in tutto il mio cinema come elemento decorativo, esente da riferimenti cattolici. Per me il crocefisso appartiene all'iconografia pop, come il cuore trafitto, e come elemento pop mi piace moltissimo", dice.».
("la Repubblica" on-line, 8 novembre 2009)

Altro che Michael Jackson.
Delizioso (compresi i riferimenti alle 300 copie e alla dolce vita, più mora che bionda).

lunedì 2 novembre 2009

Roboetica.


(petali e timidi sorrisi)